383.953: sono i chilometri percorsi dalla mia penultima automobile, la Citroen C3 che Donatella acquistò il 10 dicembre 2010, che ereditai nel 2016 e che il 13 gennaio 2023, dopo dodici anni un mese e tre giorni di onoratissimo servizio, ho consegnato al concessionario Fiat Macciò di via Cornigliano, in Genova, per sostituirla con una Panda Cross 4×4 nuova nuova, rossa fiammante. Io mi affeziono alle mie macchine, ma le automobili sono una cosa umana e – come diceva Giovanni Falcone – le cose umane prima o poi finiscono; le auto prima o poi bisogna cambiarle. Però per ogni automobile tiro il limite un po’ in avanti…

La prima fu la Ford Escort di mio nonno, compagna di campeggi scout e di vacanze, la tenni dal 1977 al 1984 e alla fine fu regalata a un pastore sardo parente di un carabiniere che lavorava con mio padre. Seguì la Fiat Ritmo bianca cedutami da mio padre, altrettanto compagna di viaggi e di campeggi in Italia e in Europa fino al 1989 quando aveva dieci anni di età.
Venne poi una Lancia Y10 che ebbi la dabbenaggine di prendere usata e non scevra da magagne; finì la carriera sui 105.000 km nel 1993 e fu sostituita da un’altra Y10, nuova di zecca. Donatella la conobbe nel 1999 e la chiamò “Trappoletta”. La rottamai nel 2006 dopo 13 anni e 219.000 km.
Presi subito una Panda 4×4 (seconda serie) rossa, che finì con una rottura nel motore a settembre 2016, dopo dieci anni e mezzo e 245.000 km. Anche con la Escort e la Ritmo, ma soprattutto con la Trappoletta e la Panda furono bellissime storie d’amore (www.giannidallaglio.it/la-trappoletta/ – www.giannidallaglio.it/no-more-panda-vite-minori/).

Intanto da dicembre 2010 esisteva la Citroen C3, che era la macchina di Donatella: l’aveva presa per sostituire la “Turbinosa”, una mitica Peugeot 207 antica, rumorosa e fumosa che c’era da vergognarsi ad andare in giro con quella macchina. E infatti lei un po’ si vergognava; una volta eravamo andati all’Hotel Royal per un evento di un certo charme e mentre posteggiavamo tra BMW e Mercedes quella amabile carretta Dona mi disse “se sapessero che sono una Marsaglia…” Perché noblesse, per quanto decaduta, un po’ continua sempre a obliger…

Usavamo la C3 solo per vacanze e giri fuori Sanremo quindi quando la ereditai, dopo cinque anni e mezzo, marzo 2016, aveva meno di 70.000 km. Ma sei mesi dopo terminò il mio sodalizio con la Panda, la C3 divenne la mia unica auto e, per dirla con De Andrè, “u lou s’è cangiou in travaggiu dûu”: da allora sono stati costantemente 50.000 km all’anno, fino ad arrivare a quasi 384.000.

Nel giugno 2021 raggiunse i 300.000 km e avevo già ben deciso che era ora di sostituirla. Così a dicembre 2021 sono andato a prenotare una Panda 4×4 perché volevo tornare a fare in auto la sterrata che sale al bosco di Ormea e tutte le strade sterrate delle Alpi liguri e piemontesi che avevo percorso con la Panda precedente e non avevo più potuto fare con la C3, tra trazione anteriore e scarsa altezza dal suolo non riusciva ad affrontare certi sterrati fangosi e sassosi.

Panda 4×4 nuovissima, l’auto mia voglio invecchiarmela io dal km 0, voglio conoscere ogni dettaglio della sua vita, cosa fa, dove va, con chi va; così qualunque magagna so che sarà solo mia responsabilità. E tenendomi le auto così a lungo voglio che sia esattamente come la voglio io, dal colore agli accessori, non mi basta che abbia le ruote e faccia brum brum, non voglio cambiarla dopo quattro anni quindi devo sapere – sperare, almeno – che sia l’auto giusta per una nuova lunga storia d’amore, non mi interessa una relazione superficiale con una sciacquetta qualsiasi.

Sono andato a prenotare la mia nuova Panda sapendo già che avrei dovuto aspettare un po’ perché da tempo le auto nuove si costruiscono col contagocce per varie ragioni, infatti al momento della firma la consegna mi fu prevista quattro mesi dopo, a metà aprile 2022. Tra un ritardo e l’altro invece ‘sta nuova bambina rossa è arrivata al concessionario il 29 dicembre 2022 e mi è stata consegnata il 13 gennaio 2023. Un’attesa di tredici mesi; meno della gravidanza degli elefanti e delle giraffe ma insomma…

Nel mio messaggio u.s. sull’Antropocene avevo parlato di “metafisica panpsichista”. Ecco, è la metafisica delle mie automobili, che per me non sono solo marchingegni per spostarsi da A a B velocemente (salvo code in A10). Le mie auto sono entità fisiche ma anche metafisiche, a furia di viverci insieme finisco col percepirle quasi come esseri dotati di coscienza e volontà. Parenti del Maggiolino Tutto Matto e di Citty Citty Bang Bang.

Grazie a Gabriele D’Annunzio che decise che il sostantivo “automobile” dovesse essere femminile, posso ben dire che le mie auto mi sono sempre state vere amiche, vere compagne di vita, oltre che magazzino, cantina, solaio, sempre zeppe di cose indispensabili, utili, superflue. L’automobile è l’entità con cui trascorro più tempo che con qualsiasi altro essere vivente o inanimato, gatti compresi. Ho lasciato l’amatissima C3 nel piazzale del concessionario con una punta di celata commozione, quasi incredulo che dopo tante ore e tanti chilometri insieme dovessimo veramente lasciarci per sempre, lei e io. Sarò idiota a ragionare così ma non me ne vergogno.

Però ormai, dopo dieci giorni e più di mille chilometri già percorsi con la Pandina nuova, mi sto abituando alle differenze tra lei e la C3 e sento che con la ragazza rossa stiamo diventando buoni amici. L’ho già portata nel bosco di Ormea e si è comportata egregiamente; d’altronde deve capire subito che tipo di vita è destinata a fare; spero che le piacerà…

Mando un affettuoso saluto a quei parenti, amici, conoscenti che hanno seguito la telenovela dell’arrivo-non-arrivo della Panda per più di un anno e che si sono rallegrati con me quando finalmente è arrivata. Un paio di quelle amiche che ogni tanto mi sono anche compagne di viaggio l’hanno già conosciuta, le altre e gli altri arriveranno.

Mando un affettuosissimo saluto anche a Chiara Macciò e tramite lei ai suoi collaboratori, Fabrizio Ferraris in primis, che mi hanno accompagnato – direi più con amicizia che con un semplice rapporto venditore-cliente – in questi tredici mesi di inseguimento a un’automobile di cui ogni tanto ho dubitato che la Fiat volesse davvero costruirla. E saluto anche i meccanici che in questi mesi hanno messo le mani sulla vetusta ma orgogliosa C3 in due occasioni in cui ha dovuto essere rapidamente curata altrimenti non sarei riuscito a portarmela dietro fedele fino alla conclusione della vicenda.

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