Tra le notizie e le informazioni che escono dai televisori si trovano numerose occasioni di riflessione sull’uso e sull’abuso della lingua italiana e trovo interessante e divertente coglierle e meditarci su. Permettetemi, cari Amici Lettori agostani, di condividere con Voi alcune di queste mie meditazioni:

1) qualche tempo fa, non ricordo su quale rete tv, ho ripetutamente incontrato la pubblicità di un detersivo per lavastoviglie fornito di “agenti turbosgrassanti”. Anzi (ho cercato su Google, la Bibbia del XXI secolo) sono “Agenti Turbo Sgrassanti”, perché abbondare di Majuscole rende più autorevole la Belinata, si tratti di un Detersivo come di una Setta Religiosa o di una Teoria Medica Alternativa.
Agente Turbo Sgrassante…. qualcuno mi spiega cosa vuol dire? Quand’ero studente di fisica all’università diedi un esame di Chimica Generale, se non ricordo male presi 29, ma era il 1981, roba di 36 anni fa, magari nel frattempo il mondo si è riempito di agenti turbo sgrassanti, forse ora sono più numerosi dei telefonini e io non me ne sono mai accorto… Mi aiutate a colmare questa mia disdicevole lacuna culturale, per favore?

2) altra pubblicità interessante era quella del “tè senza glutine”. La mia cultura vegetale è totalmente autodidatta, molto deve agli insegnamenti ricevuti da Donatella ma è ancora fortemente lacunosa, ma non avrei mai immaginato che l’infuso di foglie di Camellia sinensis potesse contenere del glutine. Potete aiutarmi a chiarirmi le idee? A quando il tè “senza olio di palma”?

3) pochi giorni fa, nel pieno di questa fetentissima estate arida, ho colto un servizio di un tg che descriveva un fiume – mi pare in Abruzzo ma potrei sbagliarmi – che per ricchezza di sorgenti e altre amenità idrogeologiche è sempre pieno d’acqua fresca e di portata grosso modo costante. Il servizio, girato su una barca a remi che scendeva il fiume medesimo, terminò con una domanda della giornalista “quindi qui si evita la razionalizzazione dell’acqua?” e il rematore intervistato, che la didascalia diceva essere più o meno uno studioso ambientale locale, rispose “assolutamente si”.
Allora….. la ricchezza idrica del fiume evita “la razionalizzazione” dell’acqua……… Non sarà che evita “il razionamento”?? La giornalista si sarà accorta di aver detto una fesseria, qualcuno glielo avrà fatto notare? Peraltro era evidente che il rematore intervistato rispondendo di si intendeva dire che si evita il razionamento. Mi spiace però che abbia risposto usando la solita banalissima formula che va tanto di moda: “assolutamente si”. Ma perché il si d’oggidì dev’essere sempre assoluto? Pronunciato da solo, “si”, breve e monosillabico, non asserisce a sufficienza? Ci vuole per forza l’avverbio a supportarlo? “Sia il vostro parlare ‘si, si’, ‘no, no’; ogni altra parola viene dal Maligno” (Matteo 5,37), diceva Uno che la sapeva lunga…

4) e ora la “temperatura percepita”… Sia benedetto dall’Altissimo il meteorologo e un-po’-amico (se posso permettermi) Paolo Sottocorona che su questa faccenda ci batte e ci ribatte quasi tutte le mattine su La7. Suggerirei a tutti la consultazione di https://www.centrometeo.com/articoli-reportage-approfondimenti/angolo-sottocorona/4648-temperatura-percepita-non-esiste e anche di https://www.centrometeoitaliano.it/notizie-meteo/humidex-temperature-percepite-piu-alte-reale-causa-umidita-aria-03-08-2017-53838; mi pare che entrambi spieghino bene i termini della faccenda e leggendoli si capisca che si tratta di un “indice di umidità, humidity index, humidex” e non di temperatura stricto sensu.

Io, più semplicemente, quando sento dire in tivvù che a San Pirillo del Capo in provincia di Decimomannu si sono raggiunti i “50 gradi di temperatura percepita” penso che la caldaia della casa di Sanremo è tarata sui 47 gradi e quando apro l’acqua calda a pieno regime non riesco a metterci sotto le dita perché brucia e scotta e quando la “percepisco” dico “ahia, che male!”. E là in Sardegna erano 50… Mah…… Invito tutti ad agire secondo il motto dell’Accademia del Cimento, “provando e riprovando” secondo il metodo sperimentale galileiano: riempire una pentola d’acqua, scaldarla e immergervi un termometro che arrivi almeno a 50 gradi a fondo scala; un banale termometro a parete va benissimo; quando esso segnerà 50 gradi si toglie la pentola dal fuoco e si mette una mano dentro l’acqua calda, poi ci si chiede se è possibile che qualcuno “percepisca” quella temperatura nell’aria intorno al proprio corpo. Può essere che tra liquido e aria ci sia differenza nella percezione fisica della temperatura??? Può darsi, forse, non so. Poi per carità, il Calendario Atlante De Agostini (edizione 2017, pagina 67) dice che la massima temperatura registrata nel mondo è stata nella Death Valley in California il 10 luglio 1913 ed erano 56,7 gradi, quindi ogni tanto succede, ma era la Valle della Morte, un deserto a 86 metri sotto il livello del mare, qualcuno di voi sicuramente c’è stato.

Il fatto è anche – temo – che dire in tv e sui giornali che fa tanto caldo, sic et simpliciter, non suscita ormai più nessun interesse; purtroppo a temperature oltre i 30 gradi fino ai 40-41 (gradi Celsius veri) ci stiamo abituando; per “far notizia” bisogna andare a cercare numeri sempre più alti, sempre più estremi. Ora sono arrivati i 50 gradi percepiti in un paese della Sardegna, quindi se la settimana prossima a Valpisello di Sotto ne percepissero solo 47 nessuno ci farebbe più caso. E allora per Ferragosto bisognerà trovare un posto in Italia dove qualcuno possa “percepire” 55 gradi e allora si che il tiggì (quello per cui Renzo Arbore veniva dopo) avrebbe il notizione da mettere nei titoli di testa!!!

Paolo S. meteorologo, dimmi sinceramente, sto dicendo delle grosse sciocchezze? Se si, per favore correggimi così imparo meglio. Grazie.

(Scritto il 3 agosto 2017)

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