In un articolo del prof. Benito Poggio uscito sul numero di luglio 2023 del Gazzettino Sampierdarenese si legge: “Chiunque sostenga che non si possono vedere i pensieri non sa cos’è la Poesia”, affermazione della studiosa americana Wynetka Ann Reynolds (che non ho il piacere di conoscere ma me ne farò una ragione).

Vedere i pensieri, da meditarci su… Un bel caso di sinestesia, mi sembra.

“Parlar e lagrimar vedrai insieme” Inferno, XXXIII, 9. Normalmente si “sente parlare” ma laggiù in fondo all’inferno Dante “vede parlare” il Conte Ugolino. Dal punto di vista strettamente linguistico si tratta di uno “zeugma” ma in senso più astratto, psico-fisico, direi che è sinestesia.

Sinestesia: il Nuovo Devoto-Oli, Vocabolario dell’italiano contemporaneo (cartaceo), la definisce “l’associazione espressiva tra due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali (per es. parole calde, silenzio verde)”

Ho sentito recentemente pronunciare questa parola da Martina Romano, presidente dell’associazione culturale Genova Sinfonietta, che ha organizzato (verrà riproposto in un finesettimana di autunno) un evento pubblico dove i musicisti dell’associazione che presiede suoneranno alcuni brani di musica classica in accompagnamento alla degustazione di alcuni vini del principale viticoltore della DOC Val Polcevera, Andrea Bruzzone. Si degusta un vino mentre si sta ascoltando un brano musicale, si ascolta un pezzo musicale mentre si sta assaggiando un vino, combinando insieme le sensazioni che giungono dalle due esperienze vissute contemporaneamente. Martina e il suo collega musicista Francesco Bagnasco per raccontarmi di questa idea musica+vino hanno parlato proprio di “sinestesia”, l’incontro tra diverse sfere sensoriali riferite a due diversi tipi di attività: gusto-olfatto-vista (il vino) e udito (musica).

Mi piace il concetto di sinestesia, è inclusivo, contamina, mescola, apre vie di comunicazione fra entità diverse che forse da sole non si renderebbero conto di avere qualcosa in comune.

La sinestesia è un fenomeno mentale e sensoriale non raro, a molte persone succede di vivere situazioni sinestetiche, e naturalmente di sinestesia ne ha scritto anche il neurologo Oliver Sacks, a cui credo non sia sfuggita nessuna “bizzarria” della mente umana dal punto di vista medico e biofisico.

Una manifestazione piuttosto comune di sinestesia è quella di cui in forma blanda “soffro” anch’io: l’associazione tra numeri e colori. Se penso a un numero, a una cifra, quel numero me lo visualizzo colorato. Se penso al numero 5, me lo vedo di colore viola o blu scuro. Il 16 è arancione, il 4 e il 24 quasi sempre rossi, varia la tonalità. L’1 grigio scuro o nero, il 3 blu molto scuro, il 10 tra l’avorio e il giallino, il 18 marrone, il 19 grigio stinto, il 20 per lo più azzurro, il 25 verde, il 100 un verde bluastro, eccetera.

C’è chi vede colorate le parole che ascolta; ci hanno fatto una puntata di un qualche serial poliziesco americano di quelli che piacevano a Donatella – e che a tratti continuo a guardare anch’io – mi pare fosse Criminal Minds, c’era il “soggetto ignoto” che vedeva colorate le parole che venivano pronunciate dalle persone che gli parlavano e a seconda del colore con cui queste parole gli apparivano, lui comprendeva se quelle persone erano buone o malvagie, sincere o bugiarde.

Ci può essere sinestesia anche nelle canzoni. Interessanti esempi secondo me si trovano nella canzone “Alla fermata” degli Extraliscio (simpatico e ironico il video su Youtube); cose tipo:

“e ritrovare nel silenzio che interrompe il cielo e ricolora i tuoni…”

ecco, il silenzio mi pare doppiamente sinestetico, prima perché “interrompe il cielo” poi perché “ricolora i tuoni”;

e anche
“e quel pensiero dal sapor del cioccolato mi riporterà fin qua”

e “accarezzar l’arcobaleno fino all’alba” (che è un nonsenso meteo-astronomico, per giunta)

Avevo scoperto i romagnoli Extraliscio in un Festival di Sanremo (https://www.giannidallaglio.it/chiarodiluna-e-sale-dorato/) ed era stata una bella scoperta.

Sinestetica è anche la Madonna secondo Fabrizio De André nella canzone “Il sogno di Maria” quando dice “corsi a vedere il colore del vento”.

Per tacer del “Diavolo rosso” di Paolo Conte quando dice “questo buio sa di fieno e di lontano / e la canzone forse sa di ratafià”.

Anche se non c’entra la sinestesia, sono comunque interessanti le sensazioni che alcune canzoni regalano durante il loro ascolto e che (sinesteticamente) mi piace definire “canzoni impressioniste”; canzoni che non filosofeggiano né cianciano banalità ma, con unità di tempo di luogo e di azione nel rispetto dei canoni formali aristotelici, raccontano una storia.

“Boogie”, di Paolo Conte ma bene cantata anche da Ivano Fossati:
la storia di un corteggiamento tra un uomo e una donna attraverso il ballo raccontata con una serie di pennellate di parole, ne esce un quadro che può stare accanto a certe scene di vita sociale all’aperto dipinte da Renoir: la commessa con gli occhi da lupa che masticava caramelle alascane, l’orchestra che si dondolava come un palmizio, qualcuno che starnutiva senza malizia… Senza tralasciare la considerazione psicologica finale (magari un po’ cinica?) “era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti”.

Storie di corteggiamenti sentimental-sessuali si trovano anche in altre canzoni, come “Tango per due” di Francesco Guccini, o “La balera” di Davide Van de Sfroos, ma lì si pone più attenzione ai protagonisti, ai due ballerini; Conte invece li usa come alibi per descrivere un ambiente, proprio come secondo me aveva fatto Renoir coi canottieri a colazione o il ballo al mulino.

Altro breve quadro impressionista è la canzone “La metro eccetera” del secondo Lucio Battisti, quello senza Mogol, che ebbe come paroliere Pasquale Panella. La descrizione di un viaggio in metropolitana con un’attenzione ironica ai dettagli dell’ambiente e dei passeggeri: “…gli appositi sostegni verticali, le mani che fatali li discendono, e quelli orizzontali, in alto i polsi e gli orologi viaggiano da soli…. E più di tutti i giornali e i giornaletti ha successo una scritta: In caso di necessità rompere il vetro, e tutti i trasgressori saranno eccetera…”

Va beh, cose così…
La prossima volta parliamo di Dragut.

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