Ho ricevuto questa storia dall’amica milanese musicista e biodanzatrice Maria Vittoria Jedlowski detta Ori. 
La ringrazio e (sorvolando sulla sua illogicità teologica) mi permetto di raccontarla anche a voi. Perché mi è piaciuta.

C’era una volta un monastero che aveva visto tempi migliori. Già in declino da molti anni, era ormai arrivato al punto di ospitare solo cinque monaci.

Un giorno, durante una passeggiata nei boschi, l’abate del monastero incontrò il rabbino locale e gli confidò la sua situazione. Che cosa poteva fare per attirare nuovi postulanti al monastero?

Il rabbino lo ascoltò con pazienza e simpatia, ma non fu in grado di suggerire qualcosa che l’abate non avesse già tentato. Quando l’abate gli disse tristemente addio e si incamminò a fatica per tornare al suo monastero morente, gli occhi del rabbino furono attraversati da un lampo di malizia. “Ti posso dire una cosa”, urlò all’abate, “Non è qualcosa di certo, ma potrebbe essere d’aiuto. Secondo una fonte attendibile, uno dei membri del tuo monastero potrebbe essere il Messia!”.

Prima che l’abate potesse chiedere una delucidazione, il rabbino era sparito.

Una volta tornato al monastero, l’abate comunicò ai monaci il criptico messaggio del rabbino. I monaci, confusi e incerti sul significato delle parole del rabbino, cercarono di togliersi dalla testa quel messaggio. Ma durante le faccende quotidiane, nei pensieri di ognuno di loro, cominciò spontaneamente ad affacciarsi la medesima domanda: se il Messia fosse uno di noi chi potrebbe essere?

Deve essere l’abate, pensarono tutti a turno. È stato il nostro capo per così tanti anni, è riuscito a mantenerci uniti in tutti i periodi difficili, e di certo, chiunque sia il Messia, dovrà essere un grande leader. Può essere davvero l’abate. Ma allora, si domandò qualcuno di loro, perché non John, l’erudito? Giorno e notte studia i testi sacri. Forse sotto la sua patina accademica si cela la profonda conoscenza divina propria di un Messia.

I monaci continuarono a rimuginare. E che dire di Thomas, il burlone del nostro gruppo? Tutti conosciamo il potere terapeutico della risata, e non c’è dottore più bravo di Thomas nel dispensare felicità. Che sia lui il Messia?  E se fosse Luke? Luke si dà sempre da fare, preoccupandosi che non ci manchi niente, è lui che manda avanti il monastero. Forse sarà Luke che determinerà l’armonioso ordine del mondo venturo?

Ma d’altro canto, forse… forse sono io.

Non sapendo chi fosse il Messia, i monaci cominciarono a guardarsi l’un l’altro in modo diverso. Presero a trattarsi con molto più rispetto, e a trattare anche se stessi con maggior rispetto. Presto nel monastero cominciò ad aleggiare un’atmosfera di ammirazione e rivelazione, e così la gente era attratta da questo luogo di meravigliose e infinite possibilità. Alcuni visitatori si fermavano a parlare con i monaci. Altri si fermavano per il week-end o per una settimana, altri ancora si fermavano veramente.

Il monastero conobbe una nuova prosperità e, soprattutto, diventò un luogo più sacro di quanto non fosse mai stato prima.

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