“Nella steppa sconfinata, a 40 sotto zero, se ne infischiano del gelo, i cosacchi dello zar….”
Il cantante, me lo ricordo bene, si chiamava Walter Brugiolo, avrà avuto 5 anni, era lo Zecchino d’Oro credo del 1967. Vinse con la canzone Popoff, che raccontava di un cosacco grasso e impacciato che affondava nella neve alta ma che poi si riscattò perché mentre i suoi aitanti compagni d’arme arrancavano a fatica lui rotolando sopra la neve con la sua pancia tonda arrivò al fiume Don per primo.
Quando improvvisamente e prematuramente il nostro quarto gatto Oscarino morì per incidente stradale (maschio randagio, 1 anno e pochi mesi di età, in via di lento addomesticamento) in cuor mio avevo la sensazione che la sua “nicchia ecologica” sarebbe stata rioccupata in breve tempo. Oddio, non che i tre gatti rimasti alla Villa Mergellina di Sanremo fossero troppo pochi: Sparisci (femmina sterilizzata, 7 anni e mezzo, 95% casa 5% giardino), Polvere (maschio castrato, 1 anno e 4 mesi, 50% casa 50% giardino e altrove) e Macchia (femmina sterilizzata, circa 2 anni e mezzo, 30% giardino 70% altrove).
Fattostà che pochissimi giorni dopo la scomparsa di Oscarino, davanti all’uscio di casa comparve un nuovo gatto: maschio, adulto ma non vecchio, corpo nero con ghette e parte inferiore del muso bianchi, occhi brillanti sotto una mascherina nera tipo Zorro, molto domestico, desideroso di carezze e facile a prendere in braccio, molto desideroso di entrare in casa, e con un bel collarino, segno inequivocabile di consolidate frequentazioni umane. Da dove e da chi provenga, chissà, fatto è che ha rapidamente deciso che questa casa e questo giardino erano di suo gradimento, e ormai non ce lo togliamo più di torno. Gode di un robustissimo appetito, ha velocemente trovato una cesta imbottita di suo gusto per dormire in giardino di notte e un’altra cesta imbottita vicino al termosifone del corridoio per pisolare in casa di giorno, ha capito in fretta dove sono la cucina e la cassetta-toilette, va abbastanza d’accordo con gli altri tre gatti se pur con qualche screzio ogni tanto. Insomma, credo proprio che ormai sia diventato un “Gatto di Villa Mergellina” al 100%. La sera di venerdì scorso ha dormito beatamente su una sedia della sala accanto al tavolo in cui sei persone (Donatella, io e quattro amici) stavano cenando e conversando rumorosamente. Chissà chi gli ha messo quel collarino, e chissà se costui poi lo ha abbandonato, è morto, si è trasferito, oppure si frequentano ancora magari nottetempo (non gli permettiamo ancora di passare la notte in casa, avere sul letto Sparisci e Polvere ci è più che sufficiente). Donatella l’ha chiamato Popoff per via di quel suo aspetto un po’ tondo, pacioso, gioviale.
Si può vedere la faccenda sotto due punti di vista differenti: io – che sono interessato sia agli aspetti scientifici sia a quelli spirituali del mondo – li trovo interessanti e degni di attenzione entrambi.
Se fossi un autorevole etologo, un insigne gattologo, probabilmente affermerei che i gatti maschi hanno un loro territorio personale che confina ma non si sovrappone al territorio degli altri maschi; quando uno di essi abbandona il suo territorio uno dei suoi confinanti si espande o si trasferisce; questo ha fatto Popoff quando Oscarino morendo ha lasciato libero il suo territorio.
Se avessi tendenze mistiche penserei che Villa Mergellina e i suoi abitanti sono sotto la protezione del Dio Gatto (uno dei molteplici aspetti dell’Unico Dio Padre Onnipotente ar-Rahman ar-Rahim Qadosh Baruch Brahman) che ha stabilito che un certo numero di suoi messaggeri (angeli) debbano prestare servizio in loco, ovviamente sotto sembianze feline, e quando uno di questi angeli per qualche ragione è chiamato altrove – e deve abbandonare il suo momentaneo corpo felino mortale – in breve tempo un suo collega subentra al suo posto. Ànghelos-Oscarino è stato urgentemente assegnato ad altre mansioni in chissà quale parte dello spaziotempo e qui è arrivato Ànghelos-Popoff.
Comunque stiano le cose, e nella piacevole ipotesi che siano contemporaneamente vere entrambe le teorie, quella etologica e quella mistica, sia benvenuto Popoff!!!!
Chissà se miagola in russo…. Con tutti i turisti russi che ci sono a Sanremo potrebbe tornargli utile…
(Scritto l’8 gennaio 2014)