Pepe non c’è più.

Un cane meticcio con qualcosa del volpino, pelo marroncino rossiccio, 8 kg di peso, 13 anni di età, gioiadimammasua dove mamma sua era Loredana (la “Ziagatta” del branco felino di Villa Mergellina a Sanremo), con la quale viveva in simbiosi; un cane chiassoso e attaccabrighe coi cani maschi (un vero terrone, diceva Loredana, che essendo sanremese di origini siciliane può fare ironia “razzista”) ma fondamentalmente di buon carattere, quando lui e i gatti si incontravano non c’era il rischio che finisse a botte. Anzi, Paprika era palesemente invaghita di questo cagnetto vivace, faceva di tutto per attirare la sua attenzione, ma invano… Lui era di gran lunga più interessato ai croccantini dei gatti che ai gatti medesimi. Polvere lo intimoriva un po’, a volte, e posso capirlo, dieci chili di gatto non si affrontano a cuor leggero.

Non fu amore a prima vista, tra Pepe e me.
I primi tempi, quando lo incontravo mi abbaiava con tono che mi sembrava aggressivo e iroso; si sa che can che abbaia non morde ma poi, il cane che abbaia lo sa davvero che non è previsto ch’esso morda? Insomma io un po’ lo temevo e lui certamente percepiva il mio timore…. e mi abbaiava di più.

Poi non ricordo quando e come, è scoppiato l’amore: invece di abbaiarmi “stai lontano da me e dalla mia mamma” erano feste, salti per arrivare a leccarmi la faccia, giri in tondo tra le mie braccia, insomma come Loredana era la zia dei miei gatti io sono diventato lo zio del suo cane. Con reciproca soddisfazione, di Pepe e mia.

Grazie a Pepe ho riscoperto – dopo i lontani tempi di Leslie, la barboncina di famiglia di quando ero giovane – il piacere della compagnia di un cane, anche se erano solo incontri saltuari e brevi. [In realtà in questa riscoperta canina Pepe ha fatto un terzo del lavoro; il resto lo fanno Ciuffo e Nina, i cani di mia sorella a Genova, e Frida, lupacchiotta dell’amica Daniela milanese. Tutte gente (i cani, intendo) che incontro raramente ma mi pare che abbiano una buona opinione di me e non lesinano feste e leccate quando mi vedono. E la cosa mi piace. Pur rimanendo io pervicacemente felino…]

Però ora Pepe non c’è più. Un paio di settimane di uno strano malanno, forse un’ischemia, che lo ha costretto a trascorrere le giornate sdraiato nella cuccia, mezzo storto, senza riuscire ad alzarsi. La mamma Loredana e la sorella Ambra (primogenita di Lori, essendo Pepe il secondo figlio) c’han perso diverse nottate di sonno, trascorse sdraiate tra divano e tappeto del soggiorno per non lasciarlo da solo nella sua cuccia da cui non riusciva più a spostarsi. Sono andato a trovarlo due volte durante la sua degenza, ed entrambe sono state scodinzolii e leccate sulle mani ma era davvero malmesso. Bambino….

Per fortuna per i cani non ci sono remore etiche che vietino la eu-thanatos e quando è parso evidente che l’accanimento terapeutico non aveva più senso la veterinaria Federica lo ha aiutato a fare il grande passaggio.
Mi sono reso conto che in questi anni – pur frequentandolo abbastanza saltuariamente – gli ho voluto bene come se fosse stato il “sesto gatto” della banda felina sanremese. E spero che dal Paradiso di tutti i Viventi in cui si trova ora non se ne abbia a male se, con tanto affetto, lo paragono ai gatti. Ciao Pepito!

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