“Fuori” – ma di giorno entrano quando e quanto vogliono – ci sono Macchia e Popoff: lei – Macchia – di 4 anni, semirandagia sterilizzata di pelo tricolore bruna, una tonalità di colore che sembra una donna eritrea, con bellissimi intensi occhi verdi, molto diffidente quando entra in casa; lui – Popoff – ex-gatto domestico castrato arrivato da chissà dove, abbandonato da chissà chi, di chissà quale età, con l’aria rotondamente paciosa (pesa 8 chili) e lo sguardo un po’ triste, molto desideroso di casa e di famiglia, ama farsi lunghe dormite diurne sotto il calorifero o sul letto.

“Dentro” – ma di giorno esce quando e quanto vuole – c’è Polvere cocco-di-mamma, gatto eunuco di due anni e mezzo e 9 chili di peso, rimasto solo dopo la morte inattesa di Sparisci cinque mesi fa, una sorella maggiore a cui voleva molto bene – ce ne siamo resi conto dopo la sua morte senza essercene mai accorti chiaramente prima – e la cui scomparsa lo ha reso triste e depresso.
Quindi è stato necessarissimo trovarle una sostituta, una giovane sorella che gli facesse tornare la voglia di vivere e gli tenesse compagnia anche quando noi eravamo via. Il destino ci ha messo sulla strada di una gattina randagia dei caruggi della Pigna, che Donatella ha deciso di chiamare Paprika vista l’estrema vivacità di carattere.
Gatta tricolore bianca-rossa-marrone con interessanti disegni geometrici, non bellissima, decisamente la meno bella tra i tanti bei gatti che hanno vissuto o transitato per Villa Mergellina e il suo giardino a Sanremo, se fosse una donna si direbbe che è “un tipo”; i primi mesi più che un felino sembrava un alieno, quei marziani di certa iconografia d’antan, con le orecchie grandi e gli occhi sproporzionati rispetto al viso puntuto e spigoloso; le mancavano le antenne sul capo e la pelle verde. Ora che ha sette mesi e si è un po’ assestata è diventata più “gatta” benché sia rimasta piccola di corporatura con una coda lunga e sottile.

Sono bastati pochissimi giorni dal suo arrivo per fare innamorare di lei Polvere, che è davvero felice della sua compagnia, la cerca quando non la vede e da lei si lascia fare di tutto (anche Popoff, che però si stufa più rapidamente e quando proprio non ne può più di quella piccola peste scappa lontano, poveretto): lei va a mangiare nelle loro ciotole e quei due fessi anziché sbatterla via si spostano e le fanno spazio rinunciando al cibo; lei assale Polvere con balzi e movenze sinuose come se fosse una leonessa in caccia di gazzelle e lui sta al gioco, fa la lotta, scappa, salta, si rincorrono, si rotolano, si arrampicano sugli alberi. Paprika è un folletto volante, spericolata e agile come una scimmietta, sale sul pino storto e sul corbezzolo sino a due metri e mezzo d’altezza e ne discende con (quasi) altrettanta disinvoltura; Polvere da cucciolo faceva cose simili e ora per quel che pesa è ancora ammirevolmente agile anche se non ci prova più a salire così in alto.
A Polvere fa benissimo tutto ‘sto movimento, forse smaltisce un po’ di sovrappeso, e pazienza se le corse e le lotte non le fanno solo di giorno in casa e in giardino ma anche alle quattro del mattino sul letto dove “mamma e papà” cercano di continuare a dormire.
Poi si stufano di lottare e diventano rapidamente tenerissimi e affettuosi, si sdraiano abbracciati, si leccano reciprocamente, fanno grooming, anche con Popoff a volte dormono abbracciati nella stessa cesta, lei gli mette le zampe sul muso, lo schiaccia e lui sta lì quieto… Poi con la medesima disinvoltura in tre secondi passano dal leccarsi affettuosamente sulle orecchie all’azzannarsi al collo…

Insomma, direi che in generale anche qui vale l’antico detto “tira più una coda di gattina…” e anche se i due maschi sono castrati poco importa, subiscono comunque il fascino della femmina giovane, che giustamente ne approfitta. Con Macchia, femmina adulta, non è altrettanto amore, a volte si ringhiano ma stanno imparando a tollerarsi.
Quando l’abbiamo sterilizzata la veterinaria ha detto che era molto precoce nello sviluppo sessuale. Una vera scugnizza di strada, ‘sta Paprika della Pigna.

Con gli umani Paprika non è tanto affettuosa: con me lo sembra un po’ di più perché a volte mi sale in spalla e fa l’Agnello del Buon Pastore, si mette sdraiata intorno al collo, poi sfrega il musetto sulla mia barba facendo le fusa. Ma è decisamente poco coccolona, piuttosto che stare in braccio o sulle gambe preferisce saltare su e giù per la casa, affascinata dall’acqua che scende dal rubinetto, dai fermagli per i capelli e da ogni altro ninnolo che c’è sul comodino di Donatella, dalla coda di Popoff sdraiato in corridoio, dalle ciotole della pappa da cui toglie da sola il coperchio, dalla maniglia della porta di casa che pure cerca di aprirsi da sola quando per qualche ragione vogliamo che non esca…

Il giardino la diverte e la appassiona e ogni giorno aumenta un poco il suo territorio; ha una capacità eccellente di sparire e riapparire apparentemente dal nulla come Gesù Cristo dopo la resurrezione: “apparve agli Undici mentre erano a tavola”; “divenne invisibile alla loro vista”.. ecco, Paprika fa così, la chiami per dieci minuti senza che se ne veda traccia in tutto il giardino e improvvisamente te la trovi davanti senza aver capito dove fosse cinque secondi prima; la guardi attentamente per un minuto, poi giri lo sguardo cinque secondi e quando la riguardi non c’è più.
Qualche giorno fa era passata nel giardino vicino del Don Orione e poi non riusciva più a tornare indietro, ha dovuto andare Donatella a riprenderla, speriamo che non si cacci nei guai ma la scoperta del mondo intorno alla casa e la definizione dei confini del suo territorio personale sono passaggi esistenziali inevitabili, deve farlo da sola non possiamo decidere noi quali debbano essere i suoi limiti. Polvere quando sono insieme in giardino la segue e la controlla abbastanza ma più di tanto non può fare. Che il Dio Gatto la aiuti, ci aiuti.

(Scritto il 15 aprile 2015)

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