Oscar non è lo zio Oscar che dà il nome al premio dei film bensì il nostro (di Donatella e mio) terzo attuale gatto sanremese, che per ragioni cronologiche e di domesticazione vien dopo gli a voi ben noti Codamozza (già maschio nobile e fiero, oggi incapponito – nel senso: reso cappone tramite evirazione – ma ancora maestoso per dimensioni e portamento) e Sparisci (femmina giovane e leggiadra, benché un po’ popolana nel comportamento e nei gusti culinari, anch’essa sterilizzata ma ciononostante in grado di far girare la testa a più d’un maschietto di passaggio).
Oscar avrà sui 5 anni, è un grosso maschio bianco e marrone comparso tempo fa seguendo i ferormoni di Sparisci e ha rapidamente capito che in questo giardino trova vitto nutriente in abbondanza e qualche cuccia accogliente dove poter dormire all’asciutto e al caldo se ne ha voglia. Vero randagio non aduso al contatto umano, dopo mesi di approcci ormai prende volentieri le carezze di Donatella ma con me è ancora timoroso, mi considera ancora un po’ estraneo alla sua vita. Dopo numerose risse e zuffe con Codamozza e Sparisci che mal sopportano l’intruso nei loro territori, si è raggiunto uno stato di reciproca non-belligeranza che permette a Oscar di mangiare quasi sull’uscio di casa senza evidenti tensioni con gli altri due. Ma entrare in casa, giammai!!

Le WIMP non sono bambole con la faccia da escort bensì le weakly interacting massive particles = particelle massicce debolmente interagenti: appartengono ai Grandi Latitanti della cosmologia del XXI secolo, nel senso che sono fra i possibili costituenti della “materia oscura” che insieme alla “energia oscura” secondo i fisici dovrebbe costituire la quisquilia del 96% dell’universo – o almeno del nostro universo, ipotizzando che ne esistano altri. Ma è un 96% di roba che – finora – non è mai stata osservata né misurata direttamente. Se no non sarebbe “oscura”, giusto?

A prima vista, fra il gatto Oscar di Sanremo e le WIMP dei cosmologi c’è lo stesso rapporto che secondo il grande Achille Campanile correva fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima. Ovvero nessuno. In realtà, nel pomeriggio del 5 gennaio u.s. le elusive particelle cosmiche e il massiccio gatto randagio un nesso, per me, l’hanno avuto.
Perché Oscar era quasi due giorni che non si faceva vedere (tempo di gatte in calore e di conseguenti frenesie amorose) ma nei suoi fugaci passaggi dei giorni precedenti – mentre io ero a Genova – era comparso a Donatella col muso coperto di croste sanguinolente e gli occhi purulenti e pesti, evidenti segni di risse violentissime con chissà quale altro felino per qualche micia da entrambi desiderata. Era la prima volta che si presentava così malconcio e la cosa ci aveva un po’ preoccupato, che va bene che i gatti in amore si azzuffano ma poveretto, era così malmesso…
Insomma, eravamo preoccupati per la sua salute, tanto più che dal mattino del giorno precedente non compariva in giardino nemmeno per un veloce spuntino…

Il 5 dopo pranzo (Dona era al lavoro a Imperia) leggevo su Le Scienze un articolo su materia ed energia oscura e sulle ricerche che i fisici fanno per comprendere questi misteriosi componenti dell’universo. Essendo appunto “oscura” tutto ciò che si può fare sono ricerche indirette, andando a cercare indizi e dettagli che permettano di inferirne caratteristiche e comportamento.

Ma leggendo rimuginavo sulla prolungata assenza del gatto scapestrato e dopo un po’ ho deciso di uscire e di andare a cercarlo lungo la pista ciclabile che corre accanto ai giardini delle ville di Corso Cavallotti, suoi probabili territori di caccia femminile.

E mi sono messo di buon passo e di occhio vivo, sbirciando anfratti e cespugli, pergolati e aiuole, fra bici in transito, bambini in gioco e pensionati torinesi in vacanza, sperando – come i cosmologi – di trovare se non lui almeno qualche indizio indiretto, qualche segno che mi dicesse che l’oggetto della mia ricerca era ragionevolmente vivo e sano.

Quaerendo invenietis, diceva Bach, ma non è mica sempre vero che cercando troverete. I cosmologi non hanno ancora trovato le loro particelle nasconderelle e io quel pomeriggio non trovai Oscar.

E durante le mie felineggianti peregrinazioni intorno alla pista ciclabile pensavo, oltre che agli affascinanti misteri della cosmologia, all’imminente festa dell’Epifania e, per traslato, alla Sacra Famiglia e a San Giuseppe, padre di un figlio non suo, un padre destinato a svolgere un ruolo marginale nella vita di Gesù ma che è ragionevole pensare abbia amato quel bizzarro bambino generato dalla sua moglie vergine e ragazzina: lo abbia amato e si sia preoccupato per la Sua vita e la Sua salute, e non solo quando, dodicenne, si fermò nel Tempio a discutere coi dottori della legge ma in tutte le occasioni della vita quotidiana di Nazareth; come quelle – ad esempio – illustrate dalle deliziose scene post-presepiali di Umberto Piombino (la Madonna che mette a nanna Gesù mentre Giuseppe pialla e sega, Gesù cresciutello che va incontro alla mamma che torna dalla spesa…).
Si parva licet, mi sentivo un po’ il Sangiuseppe di Oscar: padre di secondo piano di un gatto che non ha bisogno di me, gli basta “la mamma” che gli fornisce cibo e lo accarezza, e poi fa la sua vita in piena libertà. Ma anche se so di avere un ruolo marginale nella vita di Oscar, gli voglio bene e in quel pomeriggio di vane ricerche ero sinceramente rattristato per la sua lunga assenza e alquanto preoccupato per la sua salute.

Lo so che questi sono ragionamenti che chi non ha animali in casa stenta a capire, chiedo scusa a tutti costoro…

Le WIMP per ora non si trovano ma Oscar poi è ricomparso: non ricordo se la mattina o la sera del 6, comunque da allora arriva per la colazione e di nuovo per la cena, miagola garrulo, mangia a quattro palmenti mentre Donatella lo coccola poi se ne va, con le sue cicatrici sul muso ma libero e pimpante. E il suo papà putativo Gianni è contento….

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