Un rettangolo di cielo indaco color crepuscolo-lungo-d’inizio-estate. La costellazione dell’Orsa Maggiore nel mezzo, nitida e completa, come se l’assessore all’Estetica Urbana si fosse messo d’accordo con l’angelo preposto a far girare le sfere celesti affinché alle 21,45 di stasera giovedì 14 giugno quelle stelle fossero proprio lì, sopra le teste degli spettatori seduti nel cortile maggiore del Palazzo Ducale di Genova.
Sotto alle stelle, davanti agli spettatori, un giovine che suona un basso e una voce fuori campo, che racconta di una piccola collina, e dietro di essa un villaggio dimenticato, poco più grosso di una nave…
“Una città trae la sua forma dal deserto a cui si oppone” dice (più o meno, non ricordo a memoria) il Calvino delle Città Invisibili. Quel villaggio narrato nel palazzo dei Dogi, si oppone non solo al deserto geografico delle terre a sud del Mediterraneo ma al deserto delle intelligenze e degli animi che di qua e di là del Mare Nostrum celano con l’ignoranza, l’arroganza, l’intolleranza, la violenza, quella fondamentale unità culturale dei popoli del sud Europa, del Nord Africa e dell’Asia Minore, diversi nelle lingue, nelle usanze e nei riti religiosi ma pur tutti figli di quell’unico Dio che in un ignoto giorno di una lontana preistoria promise al pastore Abramo una discendenza più numerosa delle stelle del cielo.
Discendenza di popoli che anziché amarsi e riconoscersi fratelli si odiano, si uccidono, o al massimo si tollerano e si ignorano. Viaggiando, conoscendo e conversando, poi scrivendo e recitando, Pino Petruzzelli prova a far conoscere a chi viene ad assistere ai suoi spettacoli la vita, i problemi grandi e quelli quotidiani di chi vive lungo le sponde di questo mare che sembra grande ed è piccolissimo. Di chi vive più o meno come noi, e di chi è costretto a nascondersi in esilio per sfuggire a chi nella sua patria lo vuole morto perché uomo di teatro che non tace sui volti sporchi del potere e del fondamentalismo.
Il 7° Festival Internazionale di Poesia, al Palazzo Ducale, è una delle manifestazioni culturali di maggior spicco a Genova, ormai. Ospiti dei più vari, da Tahar Ben Jelloun a Giorgio Gaber (che in realtà non è venuto causa malattia) a Lawrence Ferlinghetti (lo credevo morto, invece è solo antico, c’ho anche girato nella sua City Lights Bookshop a San Francisco, nel lontano ’94) a Ray Manzarek batterista dei Doors di Jim Morrison, fino ai cosiddetti “illustri ignoti”, almeno per me. Che magari illustri lo sono davvero, invece. E c’era anche Pino Petruzzelli, “regista e attore indipendente” come dice l’opuscolo informativo, che “da anni mette la cultura al servizio di importanti cause sociali, andando a conoscere in prima persona le realtà che poi racconta…” Eccetera eccetera….
Non son sicuro che Pino si ritrovi e ritrovi il suo spettacolo nelle mie parole. Ma a me questi pensieri son venuti, e questi scrivo.

Contemporaneamente, cento metri verso mare, in piazza San Lorenzo, amministratori pubblici locali di centrodestra e centrosinistra uniti celebravano con scialo di focaccia e bellefacce il restauro di via San Lorenzo, coi palazzi lavati e ridipinti, e l’asfalto trasformato in lastre di arenaria pedonalizzate… Una vera bellezza, finalmente, via San Lorenzo. Degna di quell’imperatore Carlo V d’Asburgo che non poté percorrerla nel 1529 (se ricordo bene) per il semplice fatto che questa via non c’era ancora e dovette passare attraverso i caruggi, ma se ci fosse stata sarebbe stata una gran bella sfilata. Vedremo la processione di San Giovanni il 24, coi Cristi, penso che farà un bell’effetto. Poi immagino che ci daranno un’occhiata anche i signori Gi Otto…

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