A molte religioni (forse a tutte?) piace stilare liste di N precetti da proporre ai loro seguaci come regole di buona vita: i dieci comandamenti della Torah per gli ebrei, i dieci comandamenti della Bibbia per i cristiani (teoricamente sono gli stessi, ma solo in teoria), i cinque pilastri dei musulmani, il nobile ottuplice sentiero dei buddisti…

A leggere quanto scrive tal Kristofer Schipper (che risulta essere uno dei massimi studiosi contemporanei della cultura e della religione cinese) nel libro “La religione della Cina”, il taoismo è la vera, antica religione tradizionale e popolare cinese, di più, di sopra, di sotto, accanto, davanti al buddismo e al confucianesimo (che è un sistema etico e morale, non una religione). Come è prassi in Estremo Oriente, il taoismo è una religione “senza Dio”, senza un Ente Supremo più o meno personalizzato che invece è di prassi nel Vicino Oriente con YHWH, Ahura Mazda, il Dio Trinitario, Allah…

Una cosa simpatica del taoismo che proprio non sapevo sono i Centoottanta Precetti. Tanti, eh?… Il libro non li cita tutti grazie a Dio (grazie al Tao) ma insiste sul fatto che molti di essi concernono la preservazione dell’ambiente naturale. Cito dal capitolo “Ecologia taoista: la trasformazione interiore”: “Il taoismo non ha soltanto riflettuto sull’ambiente naturale e sul posto che gli esseri umani vi occupano ma ha preso misure concrete per la realizzazione delle sue idee… Ha raccomandato intenzionalmente il rispetto delle donne e dei bambini, di tutte le forme di vita animale, di tutte le piante, delle montagne, dei fiumi e delle foreste, ha cercato di preservarle e di proteggerle. Regole e istituzioni che rappresentano forse i primi sforzi coscienti e significativi della civiltà umana destinati a proteggere l’ambiente naturale e ad assicurare un adattamento della cultura alla natura, piuttosto che il contrario”. Tra i 180 precetti (databili al III secolo d.C.) si trovano cose come “14. Non brucerai la vegetazione dei campi né delle montagne né delle foreste; 18. Non abbatterai alberi senza ragione; 19: Non coglierai fiori o piante senza ragione; 36. Non getterai sostanze velenose nei laghi, nei fiumi, nel mare; 97. Non userai gabbie per rinchiudere uccelli e altri animali; 100. Non getterai sudiciume nei pozzi” eccetera eccetera.

Due commenti:
1) saggiamente sono precetti pragmatici e non insensatamente assolutistici: “non abbattere alberi – o non cogliere piante – senza ragione”; giusto dire così; sarebbe stato insensato e irrealizzabile dire “non abbattere alberi” tout court, il legno è molto utile per qualunque società umana (escluso forse gli inuit groenlandesi) e per mangiare bisogna pur raccogliere delle piante; l’importante è non esagerare, non sprecare, non compiere azioni irragionevoli e non indispensabili

2) sono belle parole che molti cinesi si prendono ben guardia dal mettere in pratica: quello di non rinchiudere in gabbia gli animali, andatelo a dire agli orsi della bile o ai cani catturati per le feste-banchetto. D’altra parte i dieci comandamenti del catechismo ci dicono di “non uccidere”, “non rubare” e “non desiderare la donna d’altri” e quanti sono i cattolici che li trasgrediscono? Quindi, ognuno guardi la trave nel proprio occhio mentre dà lezioni di oculistica agli altri…

Di cosucce interessanti da scoprire e da leggere ce ne sono parecchie altre in ‘sto libro ma est modus in rebus, de hoc satis e tutte quelle robe lì. Basta così, insomma.

(Scritto il 19 novembre 2016)

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