La mia collaborazione col Gazzettino Sampierdarenese mi porta ogni tanto a intervistare i responsabili delle comunità religiose non cattoliche presenti a San Pier d’Arena. Ci sono diverse chiese evangeliche, pentecostali, valdesi più un paio di centri culturali islamici e buddisti. Che è sempre meglio chiamarli “centri culturali”, soprattutto quello islamico, maniman che la parola “moschea” (per quanto sia poco più d’un garage) possa spaventare gli onesti cittadini che vi abitano accanto.

Mi piace andare alla ricerca di gente che crede e prega in modi e con convinzioni diverse da quelli a cui sono abituato io, cattolico-imperfetto, ed è bello ascoltarli, rispondere, controbattere, anche se andando lì in veste di giornalista non de jure ma de facto, più che controbattere cerco di ascoltare per poi scrivere. Mi piace questa saltuaria attività per due ragioni: la prima è il banale motivo che anch’io, come loro, credo in Dio e quindi mi è facile condividere i fondamenti del loro pensiero; la seconda ragione è che la maggior parte di loro hanno una fede molto forte, molto convinta ed è bello percepire la felicità che traspare dalle loro parole e dai loro occhi quando mi parlano della loro fede e del modo in cui ci sono arrivati.

Direi che sono tre gli esempi più significativi:sono Calogero S, pastore della chiesa evangelica pentecostale delle Assemblee di Dio, Alfredo M, ambasciatore dell’European Muslims League, Mauro A del centro buddista Soka Gakkai. Tutti italiani ed ex-cattolici (il pentecostale Calogero era sul punto di farsi frate francescano, il musulmano Alfredo era un giovane democristiano – il buddista Mauro non so) e ciò è interessante, perché spesso capita di accorgersi che i convertiti o – per citare Alfredo M – coloro che “scelgono di perfezionare la propria fede” diventano facilmente i più convinti sostenitori del loro nuovo credo (Saulo di Tarso alias San Paolo docet).

Costoro sono tutti personaggi interessanti per me, e cerco di spiegare il perché:
io vivo abbastanza bene nella società desacralizzata europea del XXI secolo, quantomeno perché osservando la cronaca e la storia mi accorgo che le società in cui l’influenza della religione è molto forte (o almeno l’influenza delle istituzioni religiose organizzate) quasi sempre sono società illiberali, totalitarie, violente. Che siano le repubbliche più o meno islamiche del mondo contemporaneo o i regni cattolicissimi della storia passata sta di fatto che quando i ministri di Dio esercitano troppa influenza sul governo della società, per la società stessa ne vengono più danni che vantaggi. Mi pare. Per cui ben venga e ben resti un modo di pensare e di organizzare la società che definirei, banalmente, di tipo illuministico, in cui c’è più o meno spazio e libertà per tutti i modi di pensare, per tutti i modi di vivere degli individui come singoli e come gruppi. Com’è, se pur con parecchie imperfezioni, la società europea attuale.

Però essendo io fortemente convinto dell’esistenza e dell’importanza di Dio mi piace constatare che all’interno di questa società desacralizzata ci sono individui che conservano il senso del sacro, del divino, e che – molto moltissimo importante – non usano la fede per imporre con la violenza fisica o psicologica la loro volontà ai loro simili ma si sforzano di testimoniare pacificamente con le parole e i fatti tutto il bello e il buono che da questa fede viene nella loro vita. I sullodati pastori di anime che ho citato prima mi sono sembrati individui di tal fatta, che testimoniano la loro fede e la loro gioia di credere in Dio in maniera pacifica, rispettosa, tollerante, gioiosa, mossi dall’amore verso il Creatore del mondo e verso i loro simili e non dal desiderio di imporre ad ogni costo la verità delle loro convinzioni. Per tutto questo ringrazio Dio Padre Onnipotente, ir-Rahman ir-Rahim, Qadòsh Baruch-Hu, che me li ha fatti conoscere. Così come Lo ringrazio per avermi fatto conoscere la “zia Meletta”, al secolo Maria Pia M, zia novantaduenne di Donatella che ha una fede – cattolica romana, lei – così forte e convinta che se lo volesse potrebbe davvero muovere le montagne e vive letteralmente di Provvidenza Divina, lei coi suoi tanti gatti.

E c’è un’altra cosa che trovo interessante in questi simpatici signori: dicono tutti la stessa cosa. Oh si, certamente usano parole diverse, uno cita gli Atti degli Apostoli l’altro il Corano, questo parla del Paradiso quello del Nirvana, lui nomina lo Spirito Santo l’altro Allah, ma nella profonda sostanza essi dicono tutti la medesima cosa, dicono quanto è bello avere trovato Dio dopo averlo cercato con fermezza di sentimento e di intelletto, con buona volontà e con l’animo aperto ad accogliere cio che Dio ha voluto dire e dare a loro. E questo è proprio ciò che mi affascina di più di loro, il constatare come coloro che trovano Dio alla fine della loro strada di ricerca usano gli stessi concetti, le stesse espressioni, le stesse parole, addirittura quasi la stessa mimica facciale e gestuale per descrivere la loro fede e la gioia che la questa fede procura loro. Perché – penso io – se è vero che le vie del Signore sono infinite è anche vero che portano tutte alla stessa meta (cioè Dio) e quindi mi pare logico che il modo di descrivere questa meta raggiunta sia il medesimo per tutti, indipendentemente da quale strada costoro abbiano percorso per arrivare sin là.

Per cui ringrazio davvero di cuore tutti questi “testimoni della fede in Dio” che ho la fortuna di avere incontrato – la zia Meletta, il pastore Calogero, l’ambasciatore Alfredo, Mauro seguace di Nichiren, – e spero di incontrarne anche altri che abbiano la stessa fede ferma, gioiosa e pacifica, perché secondo me nel mondo c’è tanto bisogno di gente così.

(Scritto il 19 marzo 2013)

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