Giovedì 20 febbraio, ore 1,25. Praticamente mercoledì sera tardi. Nel cielo terso la solita luna luminosissima, un po’ meno piena delle notti scorse; è calata finalmente la tramontana gelida, indizio questo di incipiente cambio del tempo: infatti si prevede per domani perturbazione atlantica, quindi nubi e temperature in aumento. Anche senza ascoltare il previsore alla radio l’avrei capito da solo, con la calma di vento che c’è stanotte.
Di ritorno a casa da una cena di vecchi amici di scuola e scout. 5 commensali, tutti maschietti, anni di nascita 1959-59-59-59-60. Tra i 44 anni e un mese e i 43 meno 15 giorni. Tutti gli stati civili possibili fra gli eterosessuali: un celibe singolo, un celibe fidanzato, uno sposato, un separato, un divorziato. Il divorziato per giunta è anche neopadre con problemi di relazione con la neomamma, ma questo è un fatto contingente e nel contesto della serata marginale, a parte il doveroso e inevitabile menaggio cui è stato sottoposto. Ma nemmeno tanto, a ben vedere.
Non che fosse un ritrovarsi dopo anni, con tre degli altri 4 mi vedo, ci si sente, ci si frequenta con una certa assiduità, magari saltuaria ma costante. Per me solo il padrone di casa (il separato) era stato molto raro negli ultimi anni. Ma basta poco per ritrovarsi sintonici, se si hanno condiviso molte cose in gioventù e non tutte superficialmente.
Bella serata, serata strana. Insolita, ecco. Bella perché non si è scaduti – come si constatava con soddisfazione con Marco tornando a casa – nell’amarcord patetico, e strana perché, proprio per non esser scaduti nell’amarcord, è stato tutto un mescolare il passato col presente, il parlar d’oggi e di ieri insieme ma parlar da ultraquarantenni consci di esserlo. Non so se è chiaro, non so se è ovvio (forse si). Abbiamo parlato seriamente e cazzutamente di quelle solite cose di cui si parla in quei casi fra uomini soli, di donne, mogli, ex-mogli, ex-fidanzate, amori di gioventù, di donne oggi più giovani di noi oggi, di figli esistenti e immaginati, di amicizie, lavoro (forse no, di quello no), di come ci bastino meno ore di sonno di un tempo per star bene – che invecchiando si sa che si dorme meno, grazie a Dio quasi niente calcio e politica, ma insomma, mi son sentito – con soddisfazione – in mezzo a gente che non aveva perso i bei ricordi di vent’anni fa ma non era lì per farne il mito della serata, se mai per rivederli con gli occhi odierni di “adulti”. Più o meno sciamannati, ma adulti.

Come giusta conclusione della serata, un video (anzi, DVD) di un concerto di Roger Waters, ex-Pink Floyd, del luglio 2000, che con musicanti più giovani di lui suona e canta the best dei Pink Floyd dei tempi d’oro: Wish you were here, The wall, Shine on you crazy diamond, Money, Pigs on the wings, eccetera. Capelli grigi, rughe sul viso, voce da mezzaetà (curiosamente proprio oggi, andando su per la val di Vara in cerca – novello Don Chisciotte – della centrale eolica sul crinale sopra Varese Ligure, ascoltavo Wish you were here in cassetta, e la voce era palesemente di 30 anni più giovane), e accanto a lui sul palco un chitarrista che suonava con impegno una canzone che forse fu scritta quando non era ancora nato. Insomma, un concerto in tv così simile alla cena appena vissuta: gente piena di belle e confuse speranze degli anni 70 che negli anni 00 del secolo dopo si ricanta le proprie canzoni di allora (noi in chiacchiere a Genova in viale Teano, lui in musica su un palco chissadove) senza nascondersi i cambiamenti avvenuti ma senza lamentarsene, prendendoli come un’inevitabilità della vita.

Ottimo il whisky Tanisker-ocomesichiama, single malt dell’isola di Skye: torbato, affumicato, Fabio spoetizzando ha detto che ha odore di provola affumicata ed è vero, ma un profumo e un gusto magnifici. Per me che non amo il whisky, ma anche per Alessandro che pare lo apprezzi. So che è un single malt famoso, ed è proprio buono. Fra l’altro, pur coi suoi 45,8 gradi va giù che è un piacere.

Le due torri con le loro grandi pali sottili bianche della centrale eolica lassù nel vento gelido fra Liguria e Emilia hanno un fascino. Sembrano vive, fischiano e girano, poi producono energia pulitissima, rinnovabile e gratuita, chissà cos’hanno in testa quegli ambientalisti puri e duri che le criticano. Per fortuna non tutti son così narrow-minded.

Nanna

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