Riveddo o Righi e me s’astrenze o chêu

Rivista: Gazzettino Sampierdarenese
Editore: S.E.S. – Società Editrice Sampierdarenese
Luogo di pubblicazione: Genova
Data: 4 maggio 2020

Categoria: Tag: ID:3044

Descrizione

Questo lungo periodo di “prigionia” nazionale ha la sua ragion d’essere; non sono né un medico né un politico né un complottista quindi prendo atto della necessità di stare chiusi in casa e uscire solo per fare la spesa e me ne faccio una ragione senza disquisire troppo sui dettagli. Tanto più che trascorro la prigionia a Sanremo in una casa con verdissimo e fioritissimo giardino, il mare davanti alle finestre e cinque gatti che mi tengono compagnia con felina moderazione; è una situazione ben migliore dell’essere nella mia dimora di Genova che è accogliente quando si vuole ma è un normale appartamento al terzo piano di un condominio anni Sessanta. Quindi, per quanto sia arcistufo di questa situazione non mi permetto di lamentarmi troppo, me ne vergognerei verso coloro che sono rinchiusi in appartamenti stretti, affollati e con vista asfalto. Però…. conosco da sempre il detto “a ogni uccello il suo nido è bello” e da quando ho l’età della ragione amo profondamente Genova, che è il mio nido anche se non vi sono nato. Però non mi ero mai reso conto così chiaramente di quanto questa città mi manchi quando ne sono lontano. Da quando sono finite le vacanze di gioventù, non ho mai passato più di dieci, dodici giorni consecutivi lontano da Genova, da vent’anni a questa parte alterno Genova a Sanremo in un va’ e vieni quasi continuo. Ora sono fisso a Sanremo dal 17 marzo, non sono mai stato così tanto tempo lontano da Zena e mi sono reso conto che la cosa che più mi pesa della mia vita in epoca coronavirale – ringraziando Dio per essere (almeno finora!) in buona salute – è questa lunga lontananza da Genova, vincolato ai confini comunali della pur bella e accogliente città di Sanremo. Fatte le debitissime differenze, mi sento un po’ come l’emigrante di Mario Cappello. Passerà, finirà. Forse il 4 maggio, forse chissà. E poi? Poi sarà il piacere (ineffabile, forse) di tornare a camminare per le strade genovesi, sarà il desiderio, accresciuto dalla lunga assenza, di fare quanto potrò con le mie modeste virtù per rendere ancora più splendida la nostra meravigliosa città. Un desiderio che spero arda nell’animo di tutti i genovesi e li aizzi a vivere pensando sempre al meglio per Genova, orgogliosi e ottimisti.

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