Opera Don Bosco, al servizio dei giovani e della comunità

Rivista: Gazzettino Sampierdarenese
Editore: S.E.S. – Società Editrice Sampierdarenese
Luogo di pubblicazione: Genova
Data: 31 maggio 2018

Categoria: Tag: ID:2739

Descrizione

Chi frequenta San Pier d’Arena come può non conoscere il Don Bosco? Credo che tutti i sampierdarenesi de facto ma anche quelli solo de jure, come posso essere io che non vi abito, lo conoscano almeno di fama, ne abbiano un’idea anche se non vi sono mai entrati. Ma conoscere un luogo, un ambiente, per chiara fama è cosa ben diversa dal conoscerlo veramente dall’interno. Sto cercando di dire che quando don Maurizio Verlezza, gioviale direttore dell’Opera Don Bosco con accento romano (è di Centocelle), mi ha invitato a partecipare alla riunione della commissione Comunicazione Opera di lunedì 21 maggio non immaginavo che valicando l’ingresso di Via San Giovanni Bosco 14r sarei entrato in una “città nella città” e avrei partecipato a un’ora di intensa conversazione con una quindicina di persone, sacerdoti e laici che rappresentavano il ben più folto numero di volontari che ogni giorno sviluppano la congerie di attività che l’Opera Don Bosco realizza per i giovani e per le famiglie; cioè per la società presente e futura della nostra città.
Una “città nella città” per via della vasta superficie occupata dal complesso di edifici, cortili e campi sportivi dell’Opera nel centro dell’affollato e multietnico quartiere di Via Rolando; una “congerie di attività” perché… beh, perché i sacerdoti e i laici che lavorano al Don Bosco fanno veramente un mucchio di cose, tra l’utile e l’indispensabile, ispirandosi quotidianamente al messaggio sociale e religioso di San Giovanni Bosco: ci sono l’oratorio, tre ordini di scuole, il doposcuola, i corsi di formazione professionale “futuribile” (prima o poi spiegherò cosa intendo dire), la scuola “educativa” di calcio, le attività della San Vincenzo, l’associazione “Il nodo sulle ali del mondo”, il Club Amici del Cinema, l’accoglienza ai minori stranieri non accompagnati, la messa in spagnolo per i fedeli latino-americani…. C’è ancora dell’altro, tra quello che i ventitré salesiani e qualche decina di volontari fanno giorno per giorno, mese per mese, anno per anno dentro i muri del grande quadrilatero… Decisamente troppe attività per poterne parlare in maniera esauriente in un semplice articolo di una quarantina di righe, per cui consideriamo questo come un’introduzione un po’ generica, e nei prossimi mesi vedremo di scendere più in profondità. Perché credo che San Pier d’Arena tutta, come comunità umana e come città, debba essere orgogliosa di avere entro i suoi confini una realtà sociale e religiosa intensa e multiforme come questa.
In attesa di scendere un po’ nei dettagli in futuro, oggi mi limiterò a nominare il PEPS 2018, cioè il “Progetto Educativo-Pastorale Salesiano” dell’anno in corso; don Pier Dante Giordano mi dice che è il “progetto che tutta l’Opera ha elaborato nell’arco di 6-7 mesi e che orienta le scelte, i criteri e i percorsi educativi nell’arco dell’anno 2017-2018”. A fine giugno, la Comunità educativo-pastorale (un gruppo di 25-30 persone che rappresentano i vari settori) si ritrova per un incontro di verifica globale e “rilancia” il PEPS per l’anno successivo. È un’operazione sinodale, nel senso che è un gruppo che osserva la realtà del territorio, cerca di interpretarne soprattutto le domande educative, elabora una progettualità di intervento, organizza le risposte e predispone la programmazione annuale di intervento, che è comune a tutti i settori, anche se ogni settore traduce e adatta nell’ambito di sua competenza le linee progettuali complessive dell’Opera. La parte un po’ più complessa e laboriosa è quella relativa alla “fotografia” del territorio, oggettivamente complesso e vario, che richiede continuo aggiornamento e uno sforzo di “lettura” non sempre facile e coerente. Al termine dell’incontro i membri della commissione Comunicazione mi hanno ringraziato per avere portato la voce del Gazzettino all’interno dell’Opera e hanno espresso la speranza di poter avere, grazie alle possibili future interazioni con il nostro glorioso mensile, elementi in più e più approfonditi per realizzare un lavoro di conoscenza del nostro quartiere più attendibile e completo, quindi più efficace. E se fossimo in una serie televisiva qui potremmo dire “fine della prima parte”, perché la storia continua…

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