Ai genovesi vorrei segnalare la breve e interessante mostra sul Castello Raggio visitabile (gratis) a Villa Bickley a Cornigliano, nei locali della biblioteca Guerrazzi.

I non genovesi sappiano che Cornigliano a Genova è il tipico quartiere industriale del Novecento, dove anche adesso in epoca di fibre ottiche rimangono le vituperate acciaierie ex-Italsider ad arrossare l’aria e le lenzuola del quartiere. Prima dell’industria pesante invece era un borgo di bei palazzi Primo Novecento, grandi ville nobiliari XVI-XIX secolo, giardini e orti.
Oggi orti ne rimangono pochini sulla collina di Coronata, terra di un celeberrimo (almeno localmente) vino bianco solforoso, i palazzi residenziali del primo Novecento sono belli e non sfigurerebbero nei quartieri eleganti, Castelletto, Carignano, ma sono assai più sporchi e mal tenuti dei loro confratelli dei quartieri eleganti; le ville ora sono sede di scuole o centri civici o biblioteche e fra le case non si notano ma ce ne sono davvero tante. Giardini meno, che’ troppi alberi fan male alla salute, meglio abbatterli e tirar su condomini, no? Almeno così si pensava negli anni Cinquanta-Ottanta.

A Genova, anche chi, come me, è nato quando il Castello Raggio era ormai morto, di questo edificio mitico e fantastico ne ha sentito parlare spesso. I foresti immagino di no: fu edificato nel 1881-83 per volontà del marchese Edilio Raggio, insigne figura di patrizio imprenditore, uno dei padri dello sviluppo industriale ed economico genovese di fine Ottocento, su un piccolo promontorio roccioso già isoletta, l’Isola di Sant’Andrea, al confine fra gli allora comuni, oggi quartieri, di Cornigliano e Sestri Ponente.
La costa intorno al Castello Raggio, vedendo le foto aeree fatte da Carina Negrone, prima o quasi donna italiana a volare, era uno splendore di costa ligure, rocce e calette, pini marittimi, una via di mezzo tra Paraggi e le Cinque Terre. Dietro correvano, come ancora oggi, la ferrovia e l’Aurelia, col nome attuale di via Siffredi. A monte della strada il parco del Castello saliva la collina con palme e alberi vari più o meno, credo, sino alla collina degli Erzelli, che ora è un immenso deposito di containers.
Le spiaggette intorno ospitavano bagnanti e cabine balneari in estate, pescatori in altri mesi. Mio padre mi ricordava che lui andava da ragazzo, durante o poco dopo la guerra, a fare il bagno sotto il Castello, soprattutto alla sera, dopo cena. Abitava a Sampierdarena, non era lontano.
E tutto ciò accadeva proprio davanti all’attuale casello autostradale di Genova Aeroporto sull’A10.

Dentro, il castello era un ridondante edificio come tutte le case dei grandi sciuri di allora, come altri castelli neoqualcosa, neogotici o eclettici che a Genova sorsero in quei decenni e che ancora esistono, auspice soprattutto il genio bizzarro di Gino Coppedè, che non era estroso come Gaudì ma qualche curiosa idea pure lui ce l’aveva, suvvia!
L’11 settembre 1892 in occasione delle celebrazioni per il 4° centenario della scoperta dell’America si tenne una festa e un pranzo reale, con S.M. Umberto I e la regina Margherita (quella della pizza). Il menù comprende 8 portate, 3 vini, uno champagne, e via a concludere con caffè ecc, ed è scritto tutto in francese, in calligrafia svolazzante.
La Bell’Epoque, insomma.

La seconda guerra mondiale malandò parecchio il castello, che nell’aprile 1951 fu definitivamente tolto di mezzo, fu fatto esplodere perché su quegli scogli e in quel mare si era deciso di costruire tutto l’Italsider, il grande complesso siderurgico che cancellò costa, scogli, e cacciò via bagnanti e pescatori; qualche anno dopo immediatamente a ponente dell’acciaio sorse l’aeroporto, anch’esso creato ex-nihilo nel mare, e insomma, Cornigliano divenne ciò che oggidì è, un quartiere urbano inquinato senza mare senza campagna. E la strada che sale la collina dell’ex-parco Raggio si chiama oggi via dell’Acciaio.
Chi arriva in treno a Genova da Savona passa in mezzo agli impianti siderurgici, rossi e metallici, e proprio lì a ridosso dei binari, fino a 50 anni fa c’era appunto un giardino, un parco, le onde, le barche di pescatori, un castello, gente che si tuffava in mare.

Pare che la mostra sul Castello Raggio a villa Bickley stia ottenendo un enorme successo, e, considerata la fama mitica e quasi mistica che questo edificio si è guadagnato fra i genovesi dopo la sua scomparsa, ne sono certo. Il C.R. è un simbolo del passato che non c’è più, dei Bei Tempi Andati, ecc. Poi la fine tragica e prematura, come Marilyn Monroe, ha dato il suo contributo alla costruzione del mito. Però lo capisco, guardando le foto degli Alinari, di Carina Negrone e di Alfred Noack del castello e dei suoi dintorni a fine Ottocento, il Mito ha un senso, oh se ce l’ha!
Parentesi: c’e’ una foto di Noack dello scalone interno del castello che è un mirabile gioco di chiariscuri degno di Caravaggio, e ricorda certe prospettive impossibili dei disegni di Escher. Ottima.

Adesso non lo farebbero più di distruggere uno dei più bei siti della città per impiantarvi una grande industria, ma ora abbiamo il problema delle aree dismesse da recuperare, negli anni Cinquanta bisognava ricostruire una nazione, era diverso…

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