Per la faccenda di quanto mi sia piacevole ritornare in posti già un poco conosciuti ti rimando, carissimo Teòfilo, alla mia precedente lettera dedicata a Meta e a Salvatore y Maria. Ché lo stesso vale per il fine settimana di metà aprile scorso a Biella dalla Lulli (scioglilingua: bielladallalulli). Biella è stata la terza volta, ormai potrei girare la città a occhi chiusi. E vi ho trovato di nuovo l’affabilità e l’affetto di questi biellesi così espansivi, poi il delizioso paesaggio prealpino con neve sullo sfondo (ah, ‘sto aprile così poco primaverile!) e collinette fiorite in primo piano, assai diverso tanto da quello mare/monti della Liguria quanto da quello pianura/monti del Cuneese, che è la parte di Piemonte a me più familiare.
E di nuovo la birra Menabrea bevuta là dov’essa nasce e il languido parco della Burcina, meraviglioso per alberi e cespugli fioriti. Di nuovo nel senso di “ancora”.

Poi di nuovo nel senso di “nuovo” c’è la polenta concia con la sua sbrodolaturaaah di formaggio fuso e colante, il nascosto e bucolico vivaio in quel di Roasio, con le peonie 40-anni-vecchie fra cui scodinzolava il cane Parbleu dal pelo che par blu, la villa padronale elegantemente scrostata e la vivaista botanica con la voce snella e lo sguardo allegro, che trasudava amore per le sue piante e si faceva le sigarette arrotolando le cartine mentre organizzava i trasferimenti delle sue creature clorofillose in giro per mostre sparse in mezz’Italia. Naturale che Maria, a Meta, la conosce. Fra botaniche è come fra cristallografi, ci si conosce più o meno tutti.

Nuovi per me sono stati anche i bassi portici medievali di Masserano, borgo di bassa collina così piemontese per colori e architettura che più non si può! Fu un principato indipendente sino a metà Settecento, poi i soliti Savoia se lo son maggnato. Un San Marino meno fortunato, insomma.

Infine, nella pianura torinese, ecco i tulipani policromi a migliaia del parco del castello di Pralormo, appena a sud degli asparagi di Poirino, e puoi immaginare, o Teòfilo, la gioia di Donatella lì dentro quel parco, lei che si ubriaca di fiori come i comuni mortali si ‘mbriacano di vino…
L’anno prossimo è in calendario un viaggio a Viterbo in un qualche parco di peonie, non so bene, lascio che Donatella organizzi, a me basta che si vada e si giri e si mangi e si beva e si fotografi e si…
Di Viterbo ho un buon ricordo, mi pare fosse il dicembre 85, A.B. e S.P. ricorderanno, credo, le pappardelle al sugo di cinghiale di quel ristorante sotto le volte pietrose… Beh, si, anche il palazzo dei Papi, certo!

A Carmagnola, nell’alta pianura torinese di mosche e peperoni, un delizioso palazzo “del Conte” sontuosamente affrescato e un delizioso ristorante “del Conte” sotto gli affreschi. Degna ancorché un poco costosa conclusione di un finesettimana di primavera in giro per il Piemonte.

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