Un gatto con l’otite. Anzi, con la labirintite.

Giusto un anno fa scrissi di Codamozza. Chi allora non era ancora mio lettore sappia che Codamozza è un bel gattone maschio soriano, residente a Sanremo, dallo sguardo bellissimo e malinconico (e dal miagolio potente e sgraziato, ahilui), che da un paio d’anni si è auto-addomesticato (un po’ come la volpe del Piccolo Principe) scegliendo di venire a mangiare e riposare in giardino e in casa. Ma solo quando vuole lui. E’ signorilmente e vanamente innamorato di Musetto, la gatta di famiglia, che essendo sterilizzata non riesce ad apprezzare le profferte amorose del bel vagabondo.
Lui e lei convivono pacificamente col gregge di merli, storni, passeri, cince, piccioni e gazze che nidificano e razzolano in giardino e con essi condividono persino i croccantini (teoricamente cibo per gatti, non per uccelli) sempre a disposizione di felini e volatili nell’apposito ciotolino presso l’uscio di casa.
Si chiama Codamozza perché ha un moncherino di coda che dimena come un cane, muto reperto di chissà quale vicenda felina di gioventù.

Alcune settimane fa Codamozza arrivò a casa con una zampa posteriore acciaccata, probabilmente (disse il veterinario) a causa di un incidente motociclistico. Fu curato, dormì profondamente come il principe di Condè avanti la battaglia di Rocroi per un giorno e una notte in casa sotto il letto degli ospiti nella stanza dei giornalini, indi, guarito, riprese la sua vita di vagabondo imborghesito.
Venerdì scorso il dramma: apparve alle 9 sera dopo due giorni di assenza trascinandosi sulle zampe posteriori che non reggevano, incespicando e rotolando su se stesso in maniera angosciante, miagolando alti lai di aiuto e di disperazione. Sembrava la Mucca Pazza, quella che incespicava e cadeva nelle centinaia di servizi tv sempre uguali che hanno accompagnato per mesi le notizie sul morbo di Kreuzber-Jacobs.
E’ stata una sera di vera angoscia, con ‘sto gatto che pareva colpito da un ictus o da chissà quale terribile malattia neurologica che lo faceva cadere e rotolare.
Ha trascorso la notte sotto il solito letto dei giornalini a dormire e far le fusa, felice di essere al riparo e fra amici. Sabato il veterinario ha diagnosticato una brutta otite con labirintite, causa dell’impossibilità di camminare in equilibrio. Cure di antibiotici e altri cazzulli opportuni.
Insomma, ormai che è martedì la convalescenza è quasi terminata e la vita torna alla sua felina normalità.

Ma è stata interessante la quasi insonne notte fra sabato e domenica, la seconda passata dal Nostro in casa sotto il letto. Perché non era più così malconcio come la notte precedente quindi un po’ dormiva un po’ miagolava forte per uscire in giardino. Non era ancora in grado di camminare decentemente ma non si poteva tenerlo in casa a forza, col casino che faceva. Perciò me lo sono accompagnato fuori un paio di volte, verso l’una e alle quattro, a far due giretti sbilenchi da ubriaco per dieci minuti tanto per togliersi lo sfizio, far pipi e farsi tornar voglia di ritornare in casa a dormire.
Ma ciò che sulle prime sembrava prospettarsi come una notte infame di poco sonno degna di un neopapà che accudisce un bebè insonne (e in fondo Codamozza e Musetto sono i nostri figli…) ha dimostrato invece un suo fascino romantico inaspettato: notte nera di stelle fra gli alberi e le piante del giardino, le luci dei lampioncini accesi rischiaravano il buio quel che basta per vederci ma senza accecare, profumo di aria fresca di primavera, cinguettii di uccelli notturni, lievissimo stormir di fronde, e ‘sto gatto sbilenco ma coi sensi felinamente svegli che barcollava lentamente poi si fermava ad annusare un fiore, strusciarsi contro un’erba, fissare improvvisamente cose o esseri a me totalmente invisibili, fantasmi, fate, farfalle… chissà cosa vedeva fra le buie fronde… Pur coi miei sensi umanamente limitati ho capito quanto dev’essere interessante per un gatto la natura notturna, che – come insegnava Emilio Salgari narrando della giungla di Mompracem – è viva come e forse più di quella del giorno. Capisco perché Codamozza sano non voglia mai stare in casa di notte e anche Musetto passi le notti estive quasi sempre fuori, riservandosi letto e piumino per i freddi invernali. Bella, la notte del giardino in primavera. Grazie Codamozza per avermela fatta conoscere un po’.

Comunque a un eventuale osservatore sarei apparso piuttosto buffo, credo, in piedi fra mirti e melograni in vestaglia e scarpacce a tener d’occhio un gatto barcollante alle 4 del mattino… come quella celebre striscia di Lupo Alberto…. “Sono qui, sdraiato nell’erba alta a notte fonda, aspettando una talpa che è andata a comperare le sigarette, e tengo al guinzaglio un grillo di nome Fido…. Qualunque cosa stia succedendo, ho un alibi inattaccabile!”

(Scritto il 10 maggio 2005)

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