Le donne sono più belle degli uomini. Lo spunto per cotal affermazione mi fu dato domenica scorsa, sotto il sole mattutino della Val Borbera, dall’osservazione del cosiddetto membro virile del cavallo Akim che stavo strigliando. Forse a causa del piacere dovuto allo sfregamento della spazzola sul corpo, non so, gli è che l’animale offriva alla vista del gentile pubblico un pene ampiamente estroflesso e quantomai brutto a vedersi. Non intendo scendere in descrizioni dettagliate che alle tue orecchie vereconde potrebbero suonare scandalevoli, sta di fatto che la pelle dell’organo era completamente nera nella parte inferiore, forse sporca?, e rosata a squamette che si staccavano verso il glande. Uno schifo, diciamocelo. Poi, sprofondato nel divano della stanza del cardinale in vostra attesa durante il pomeriggio, nei deliri della febbre improvvisa, ebbi agio di formulare alcune meditazioni di carattere estetico che così potrei riassumere: il corpo femminile è più bello di quello maschile. E non soltanto nella specie Homo sapiens, pure in molti altri animali.
Prima di discettare brevemente su questo tema compiamo una breve riflessione storica: la cultura europea di cui tutti qui siamo impregnati per ovvie ragioni discende ed è strettamente legata a quella della Grecia classica, soprattutto per quel che riguarda la filosofia e tutti i concetti filosofici, compresi quelli estetici e geometrici. Che le forme geometricamente più regolari e simmetriche siano più belle di quelle tutte disordinate è un’idea che nasce, credo, dalle elucubrazioni matematiche-artistiche di gente come Pitagora, o Fidia, o Aristotele o insomma da chi vedeva l’universo come un entità che dal chaos primordiale è evoluto in un cosmos dotato di leggi e regole armoniche e che proprio da questa armonia trae la sua intrinseca bellezza. La sfera è il solido perfetto in quanto il più omogeneo e regolare, ad esempio; ed infatti le antiche cosmologie, Tolomeo e gente simile, ed anche Dante che è ben tolemaico, descrivono i cieli come un insieme di sfere e cerchi variamente interagenti ed i pianeti come corpi rotondi perfetti, cose così. Che la natura sia assai meno regolare di quanto sembra è un’osservazione moderna che ha avuto infanzia difficile, in verità. E ad esempio una delle difficoltà maggiori che il sistema copernicano ha incontrato per farsi accettare, e credo che lo stesso Copernico sulle prime titubasse a crederci veramente, ha riguardato il fatto che le orbite dei pianeti non fossero circolari, quindi perfette, ma ellittiche, che è come dire malfatte. Si potrebbe anche riflettere sulla convinzione che hanno molti fisici attuali, che le leggi ultime della fisica, quelle che descrivono in termini più estremi e generali com’è fatto l’universo devono essere eleganti e soddisfare il senso estetico, che chissà poi se è davvero necessario che sia così.
Ora, tornando al mondo animale, mi chiedo se la convinzione che certe forme viventi siano più belle di altre dipenda da qualcosa di intrinseco ad esse (sono cioè veramente più belle?) o se soltanto sia il frutto di secoli di condizionamento culturale che predilige la regolarità e le forme curve all’indeterminatezza delle linee spezzate. Infatti credo (o mi sbaglio?) che, indipendentemente dagli istinti ormonali, in generale il profilo curvilineo e privo di asperità di un corpo femminile sia considerato più gradevole alla vista di quello bitorzoluto e variabile di un corpo maschile. Tanto per l’uomo che per il cavallo; o, pensavo anche, di un gatto, metti, animale dai lineamenti così carini se femmina e così tozzi se maschio, con quel testone sporgente. O un leone, liscia se femmina, gassato se maschio, col crinierone che gli appesantisce la testa. O un elefante, con le zannone, o leone marino, col musone a bitorzoli. Insomma, noi maschi facciamo schifo. Ma spero che tu non sia del tutto d’accordo, ecco.

(Scritto forse nel 1995)

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