Nel XVI secolo Dragut fu un famoso e temuto ammiraglio della flotta turca ottomana che conduceva la guerra di corsa contro le navi e le popolazioni costiere delle nazioni mediterranee dell’Europa, come la Repubblica di Genova. Erano i pirati Barbareschi, secondo la definizione europea cristiana. Dragut fu sconfitto da Giannettino Doria, nipote di Andrea Doria; Andrea lo tenne come galeotto ai remi sulla sua nave ammiraglia per quattro anni ma certamente lo stimava e un attestato della stima verso questo suo collega-nemico fu che diede il nome Dragut a un suo gatto grosso e maestoso che oggi si può ammirare nel dipinto “Ritratto di Andrea Doria con il gatto” visibile nel Palazzo del Principe (cioè a casa sua).

Nel XXI secolo c’è un nuovo gatto Dragut ma non è né grosso né maestoso; però anche lui ha i suoi ritratti, più esattamente i suoi disegni in b/n: è un gattino protagonista di un delizioso libretto di “favole per adulti”, brevi racconti di vita vissuta felina (e anche umana ma narrata attraverso gli occhi e la mente dei gatti “vicini all’uomo ma lontani, in un altro mondo di pensieri e di giochi indecifrabili e misteriosi”), racconti scritti da Domenico Carratta e illustrati da Davide Reverberi.

Domenico Carratta, i sanremesi tra Voi Lettori hanno già avuto il piacere di conoscerlo, svolge la professione di fotografo medico all’ospedale Galliera di Genova ed è un appassionato di storia, soprattutto dalla storia della famiglia dei Duchi di Galliera, il marchese Raffaele De Ferrari (a lui è dedicata la piazza principale di Genova) e sua moglie la duchessa Maria Brignole Sale, che nel diciannovesimo secolo furono la famiglia più ricca e tra le più importanti di Genova e di Parigi. I genovesi ben sanno tutto ciò.

Carratta è un facondo, divertente, intelligente oratore e divulgatore, piacevolissimo da ascoltare quando parla di storia, sovente arricchita da cæti (in genovese: pettegolezzi) e aneddoti; ha scritto alcuni libri sulla Duchessa di Galliera e sulla sua famiglia che presenta volentieri e con costante successo di pubblico in conferenze e incontri su e giù per la Liguria.

Ma Domenico Carratta non ama solo la famiglia dei Duchi di Galliera: ama i gatti e vive con due gatti nella sua casa di Premànico, borgata quasi rurale nel quartiere di Apparizione del comune di Genova. È così che è nato il volumetto “Le avventure di Dragut, il gattino pirata” edito da De Ferrari a Genova nel 2022. In cui si narrano appunto le avventure di Dragut e di sua sorella Muscia in giro per la casa e nei terreni e boschi circostanti la loro casa di Premànico.

Si narrano (e si illustrano) il rito mattutino della sveglia di papà Domenico, il salvataggio dell’agnellino nella neve, l’incontro col Gran Roldano cane pastore del gregge, il ballo notturno dei gatti del borgo, le vicende della gatta Sceriffo, l’arrivo della “cuginetta umana” Borboletta, la cotoletta fujuta, la visita dal veterinario in bici, l’amicizia coi rospi, la piantagione delle primule e ancora altre avventure…

Non sono sicuro che questo libriccino possa essere apprezzato da tutti gli eventuali lettori così come l’ho apprezzato io… Credo che il fatto di vivere con cinque gatti mi aiuti a comprendere pienamente lo spirito con cui Domenico ha deciso di raccontare e scrivere le avventure dei suoi due gattini. Chi non ha animali domestici, chi non ha mai sentito la necessità di far entrare animali nella sua famiglia forse troverebbe inutile e un po’ insulso questo libretto. Forse anche chi vive con un solo animale potrebbe non riuscire a percepire interamente la sensibilità con cui papà Domenico descrive lo spirito di comunità, perché – lo dico e lo ripeto sovente – vivere con un numero di animali N>1 è diverso dal vivere con un animale solo. Diverso in meglio, naturalmente; è una convivenza più complessa e più completa, più profonda, più varia e più gratificante.

Mi permetto di pensare che se Domenico Carratta a suo tempo troverà riservato per lui un posticino nel paradiso degli scrittori, forse più che per tutte le storie e i cæti della Duchessa di Galliera se lo sarà guadagnato per le avventure del gattino Dragut.

Il libro si conclude con una considerazione “esistenzialista” di cui apprezzo anche la citazione/parafrasi ivanofossatiana: “Perché di questo si vive, e di poco altro ancora. Piccoli gatti e piccoli uomini”.

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