Nel III secolo a.C. il matematico greco Euclide scrisse “gli Elementi”, la prima trattazione completa della geometria. Al suo interno si trovano cinque postulati, cinque concetti che vengono considerati immediatamente comprensibili e non necessitano di dimostrazione. Riguardano i punti, gli angoli, le linee. I primi quattro sono sempre stati considerati davvero semplici e veri, il quinto non è mai sembrato altrettanto ovvio. È il postulato delle parallele: Euclide lo espresse in una formulazione parecchio arzigogolata, poi qualche matematico lo riformulò più semplice: “per un punto esterno a una retta data passa una e una sola retta parallela a questa”.

Ma sarà vero? Molti matematici tentarono di dimostrarne la verità poi tra Sette- e Ottocento alcuni (Giovanni Saccheri, poi Georg Riemann, Janos Bolyai e Nikolaj Lobacevskij) si accorsero che si possono costruire geometrie perfettamente funzionanti anche senza il postulato dell’unica parallela: oltre alla geometria “piana” di Euclide esistono le geometrie non euclidee: quella “ellittica” in cui per un punto non passa nessuna parallela a una retta data e quella “iperbolica” in cui per quel punto passano molte parallele a una retta data. Una, nessuna o centomila.

Sfogliando Google News ho appreso che molti cattolici tradizionalisti hanno criticato la partecipazione del Papa a settembre al congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali in Kazakistan perché secondo loro egli, massimo rappresentante dell’unica vera religione (il cattolicesimo) e dell’unico Vero Dio non dovrebbe “abbassarsi” a incontrare i rappresentanti degli “dei falsi e bugiardi”, non dovrebbe partecipare al “supermercato delle religioni”.

Leggendo quei siti pensavo alla molteplicità delle geometrie possibili che coesistono nel mondo fisico e metafisico della Matematica; mi piacerebbe che allo stesso modo le diverse religioni coesistessero serenamente nella Società Umana e mi ha fatto piacere vedere il Papa, massimo rappresentante della mia religione, incontrarsi coi rappresentanti dei diversi modi con cui gli esseri umani pensano e credono al Divino, tutti riuniti insieme per dimostrare che è possibile coesistere e interagire in modo pacifico e rispettoso in nome di Dio senza voler prevaricare gli uni sugli altri.

Non ricordo chi mi raccontò questa storiella: c’era una volta un formicaio e un elefante camminando lo calpestò, causando un bel rebelot; subito le formiche cercarono di capire chi fosse questo essere che sconvolgeva la loro esistenza: alcune salirono sulle zampe dell’elefante, altre raggiunsero le zanne, altre si arrampicarono sulla proboscide, alcune arrivarono alle orecchie. L’elefante si scrollò per liberarsi di loro e se ne andò.

Poi le formiche andarono dalla regina e le descrissero l’elefante. Quelle che erano salite sulle zampe parlarono di un cilindro verticale con la pelle spessa; quelle che erano state sulle zanne non erano d’accordo “ma no! L’elefante è di avorio bianco, ricurvo”; “ma siete matte?” ecco quelle che erano state sulla proboscide “l’elefante è un tubo che si muove in su e in giù”; “siete tutte ubriache!!” disse chi era stata sulle orecchie “l’elefante è molto largo e si muove facendo un gran vento”. I quattro gruppi di formiche non riuscirono a mettersi d’accordo su come sia fatto un elefante e rischiarono di litigare e farsi male.

A me pare che quando le religioni parlano di Dio facciano un po’ come le formiche con l’elefante…. Mi sentirei presuntuoso se fossi certo che Dio sia fatto esattamente come me lo immagino io. Tanti chiamano questa certezza “Fede”. Sarà fede. Però a me piace un Papa che va in una città nella steppa asiatica insieme ad altri ministri di Dio che si immaginano Dio diverso da come se lo immagina lui, e pregano insieme per la pace, il reciproco rispetto e l’amore universale.

Un giorno un amico mi ha detto: “il cristiano e il musulmano sono entrambi convinti di avere ragione. Ma uno dei due sbaglia”.

Perché uno sbaglia? Se fosse che non sbaglia nessuno ma semplicemente ciascuno dà una descrizione incompleta e parziale di Dio?

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