1) Un po’ di tempo fa mi sono erto ad arbitro della vita e della morte altrui. Lì per lì mi era parso di aver fatto una buona azione in stile scout ma poi ci ho ripensato e mi sono riempito di dubbi: ho colto in flagrante una gazza che aveva ghermito una giovanissima tortora e la stava colpendo col becco per ucciderla e – immagino- cibarsene. Ho fatto un gestaccio con le braccia e la gazza è volata via gridando, lasciando la tortorella tramortita ma viva, è svolazzata via raso terra col volo goffo tipico dei pulli usciti dal nido da poco tempo ma penso che non avesse subito danni gravi. Che bravo che sono stato, eh, che ho salvato una giovane vita!

Fiero della mia azione salvatrice, poi ho iniziato a riflettere… ok, ho permesso alla tortorella di continuare a vivere ma la gazza dopo la fuga cosa avrà fatto? Immagino che se aveva necessità di nutrirsi sarà andata a cercare un’altra preda. E questa seconda preda, tortora o merlo o cinciallegra, lucertola o ragno, sarà stata contenta di essere catturata, uccisa e divorata? In altre parole la mia buona azione ha salvato una vita o ha semplicemente spostato la condanna a morte da un essere vivente a un altro? E se la gazza aveva dei piccoli da nutrire, interrompendole la caccia alla tortora ho complicato la giornata anche ai suoi gazzettini, che hanno il diritto universale di vivere e nutrirsi e crescere tanto quanto lo hanno le giovani tortorelle.

Nel giardino dei sentieri che si biforcano di Jorge Luis Borges ho costretto gazza, tortora e qualche altro animale a imboccare una biforcazione che senza il mio intervento non avrebbero percorso ma non capisco se ciò sia buono o se avrei fatto meglio a praticare il wu wei, il non-agire, rimanendo in armonia col Tao e lasciando che il mondo seguisse la sua naturale evoluzione.

2) Piero Angela è morto. Unanime cordoglio. Uno dei grandi italiani del nostro tempo, come anche il suo testamento spirituale mi conferma. Aveva 93 anni ed è stato intellettualmente lucido fino alla fine. Come si dice in questi casi, io “ci metterei la firma”. E dopo aver firmato dico che la sua morte mi colpisce ma non mi rattrista. Ha fatto una vita interessante, attiva, gratificante, utile per tantissime persone, molto lunga e conclusa in pace e serenità, come dice egli stesso: “…anche la natura ha i suoi ritmi… penso di avere fatto la mia parte…”. C’è da rallegrarsi per lui, non da rattristarsi, mi pare. Ma ho avuto la sensazione che a dire “Piero Angela, r.i.p.” senza aggiungere parole o faccine di tristezza e dolore si venga presi per cinici, mentre mi sembra semplice buon senso. Perché sappiamo tutti che prima o poi si muore, e farlo dopo aver vissuto quanto e come ha vissuto lui sarebbe una benedizione per tantissimi di noi ancora viventi. Mi pare.

Un conoscente mi ha detto (non è la prima volta che sento questa frase): “tutti vorremmo che i nostri genitori non morissero mai”. Mi permetto di dissentire: se i miei genitori avessero potuto fermare il loro invecchiamento ai, diciamo, 65 anni di età allora si, me li terrei ancora oggi volentieri. Andavano in campagna e in vacanza, a teatro e a cena con gli amici, mio padre tagliava la legna nel bosco con una vigoria che io so di non avere, facevano una vita soddisfacente e completa secondo i loro interessi e desideri. Ma mio padre negli suoi ultimi due-tre anni, menomato nel fisico, afflitto nello spirito, a disagio con se stesso e con gli altri a causa delle sue difficoltà di movimento, a me metteva tristezza vederlo così e lui si rattristava a farsi vedere. Penso che prolungare indefinitivamente la vecchiaia di un genitore inevitabilmente costretto alla decadenza sarebbe una tortura per il genitore che decade e una forma di egoismo per il figlio, che probabilmente non è riuscito a diventare autonomo nemmeno nella sua piena età adulta.

Alberto Angela ha scritto “buon viaggio, papà” non “papà, perché mi hai abbandonato?”. Buon viaggio a tutti i genitori, parenti e amici che hanno passato il confine tra vita terrena e quello-che-c’è-dopo. Poi quando passeremo anche noi quel confine vedremo se ci sarà la possibilità di riunire famiglie e amicizie. Se ci sarà, bene, altrimenti bene lo stesso, tanto non decidiamo noi se si o se no.

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