E già un po’ che non parlo di musica in questi messaggi…. Il Festival di Sanremo mi stimola ogni anno a riflessioni a sfondo musicale. In realtà ci sono entità musicali interessanti sempre e ovunque che scopro al solito modo, seguendo l’esortazione di Bach “quaerendo invenietis” condita dalla giusta quantità di serendipity. Insomma, andando in giro un po’ a casaccio su Youtube e su qualche sito web acconcio. Il metodo funziona bene, almeno per i miei gusti musicali da amateur.

Partiamo dal Festival-delle-poltrone-vuote (e non solo le poltrone… ricordo l’allegra confusione che riempiva le strade di Sanremo l’anno scorso, quest’anno è stato quasi angosciante, con via Matteotti e piazza Colombo semideserte, c’erano più carabinieri e polizia che gente per strada): comunque plaudo a coloro che hanno votato e fatto vincere i Måneskin. W il rock, il buon vecchio rock fracassone. Pensare che fino a pochissimi anni fa c’era chi considerava “Sanremo” un fossile vivente buono solo per gente con l’incontinenza urinaria senile (quella che popola certe pubblicità televisive all’ora di pranzo, giusto per levarti l’appetito); invece oggi i vincitori li decidono i ragazzi. Mi fa piacere. Ancor più piacere che siano stati votati i rockettari romanacci col nome danese più che, ad esempio, l’Annalisa savonese che pur è una bellissima ragazza con una assai bella voce, di cui apprezzo che è laureata in fisica e parla di cose condivisibili tipo “i punti di incontro tra la creatività scientifica e artistica” e dice che “la fisica è creazione del nuovo, è immaginazione”. Clap clap.

Ancora Festival: simpaticissimi gli Extraliscio, specie con il Medley Rosamunda, dove ho scoperto anche l’esistenza del tedesco Peter Pichler e del suo bizzarro strumento elettrico d’antan, il trautonium. Sembra il nome di un elemento chimico transuranico e tra gli strumenti musicali forse è un po’ una cosa del genere, raro e difficile.

Oltresanremo….. Del tutto casuale la scoperta di Golden Salt, un duo femminile toscano-sardo, una suona il violino, l’altra la chitarra elettrica. Fanno cover di brani famosi in chiave rock, Star Wars ma anche Leonard Cohen, con video in ambientazioni non banali, tipo una spiaggia deserta della Sardegna che sembra la steppa del Lago d’Aral. Dev’essere intorno a Oristano.

Yuja Wang è una pianista cinese che mi lascia sbalordito per la vitalità, la frenesia e la velocità con cui fa cadere le dita sui tasti del pianoforte. Un genio. Almeno così mi appare. Da ascoltare.

I Winterage sono un gruppo ligure che suona “rock duro sinfonico”, così scrive la musicologa Giulia Cassini. Loro parlano di “symphonic metal”. Comunque sia, il loro ultimo lavoro “The Inheritance of Beauty”, me lo ascolto ogni tanto in macchina e ne vale la pena; sinfonico lo è sicuramente, e anche un po’ celtico, e decisamente rock; ascoltarli mi fa pensare a gente tipo Jethro Tull, Banco del Mutuo Soccorso, PFM, Led Zeppelin, Rick Wakeman, magari anche Alan Stivell…. Bravini ‘sti zeneisi.

Concludo, extra-musica, con un pensiero zoofilo-esistenzialista che non so da quale mente arrivi, io l’ho letto nella fotina whatsapp del Signor Riccardo, un Testimone di Geova colto e filosofico che ho conosciuto a Sanremo e con cui ci facciamo ogni tanto quattro chiacchiere, molto simpatico anche se proprio non riesco a comprendere la frenesia apocalittica che, da buon TdG, lo pervade; comunque contento lui… “La classe sta nelle piccole cose. Le api e le mosche volano, ma è dove si posano a fare la differenza…”

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