Dopo essere stati due volte, pochi anni fa, in Irlanda, mi sembra abbastanza ovvio che andando per la prima volta in Scozia ci venisse voglia di fare confronti e paragoni con l’Isola Verde: analoga storia celtica, analoga eterna lotta per l’indipendenza contro la dominatrice Inghilterra ma soprattutto analoghi ambienti naturali… in effetti si capisce che Eire e Alba (curioso, vero, il nome gaelico della Scozia? Ma si pensi al latino-gallico “Albione” per indicare la Gran Bretagna) sono cugine di primo grado, con tante somiglianze, e le disquisizioni sulle differenze nel colore dell’erba “verde Irlanda” o “verde Scozia” sono soltanto ameni passatempi da viaggio. Le colline sono quasi identiche là e qua (Irl e Sco), coperte d’erba e di rododendri (e d’erica, ma a metà giugno l’erica non è ancora fiorita, purtroppo, quindi colline verdi e non color porpora), e creano paesaggi che sembrano le praterie dei 2000 metri delle Alpi mentre stanno soltanto a 100, 300 metri sul mare; anche le greggi di pecore al pascolo brado e i cartelli stradali che ti danno il benvenuto in gaelico “fàilte” sono quasi uguali. Di evidentemente diverso ci sono… che so… i castelli, very scottish indeed, sia quelli ruinati e oltremodo suggestivi, magari sulle rive di un loch verdeggiante, sia quelli ricostruiti e riarredati ma altrettanto belli da vedere e da visitare, sempre sulle rive di qualche loch. Diversa anche la quantità di alberi, che va ben che non siamo andati a nord di Inverness nel cuore delle Highlands ma mi pare che la terra degli Scoti sia più alberosa di quella irlandese. Magari è rimboschimento allo scopo di sfruttare il legname ma in effetti mi pare che di alberi ce ne siano ben di più. E molti più bovini, anche, compresi le pelose mucche delle Highlands (ci sembrava che in loco le chiamassero “hamish”) con la criniera da hippy e le corna da bufalo. Hanno l’aria paciosa ma dicono di non avvicinarsi troppo né toccarle, devono avere un caratterino scontroso, e con quelle corna…

Dimmi come parli e ti dirò dove vivi: gli eschimesi hanno decine di nomi diversi per indicare la neve, loro che vivono nella neve perenne e devono saperla distinguere bene: seguendo lo stesso concetto, gli scozzesi hanno un nome unico per indicare i laghi e i fiordi marini e infatti, a parte la bassa marea che i laghi non hanno, non ci sono vere differenze di sostanza e di paesaggio per quegli specchi d’acqua calma con le coste frastagliate e i castelli sulle rive, e non è per nulla facile capire se quell’acqua calma e verde-grigia che stai fotografando dalla strada che vi corre accanto sia acqua di lago o di mare. Poco importa, per altro… visti col solito occhio dell’italiano abituato ai paesaggi alpini, ‘sti lochs (alcuni davvero meravigliosi) sembrano laghi di montagna anche se di vere montagne qui proprio non ce ne sono. Cose simili me le ricordo in Kamciatka, nel viaggio del 1993, dove si raccoglievano funghi porcini e mirtilli sulla spiaggia del mare, e qui più o meno la natura è uguale, abeti sulla riva dei fiordi, cose così.

Isole ce ne sono tante, e quei pezzi di Skye e di Mull che abbiamo percorso sono serviti solo a dare un’idea: un’idea del paesaggio insulare ma soprattutto delle scottish roads come le descrive la vulgata, ovvero quelle straduzze di campagna poco più larghe di un’auto, dove si passa uno alla volta e ci sono i “passing places”, gli slarghetti che servono a dar spazio a chi arriva dal lato opposto e ci si ringrazia reciprocamente con la mano. Oddio, non che certe strade liguri (via Ausonia alta verso la Madonnetta, per dirne una a due passi da casa mia) siano poi tanto più larghe…

Isles and lochs and coes (valli) and castles belli tanto con le frequenti nuvole quanto col rarissimo sole, Thor e Odino ci hanno graziato dalla troppa pioggia quindi stiamo contenti e pazienza se la frattale costa di Mull col policromo paesello di Tomermory è stata fotografata con troppo grigiore nell’aria, accontentiamoci di aver visto col sole il magnifico Eilean Donan Castle, dai. O Glasgow, ultimo giorno di vacanza con uno splendido sole….. Però bella Glasgow, tutti dicono che è meglio Edimburgo e dal punto di vista architettonico e paesaggistico certamente lo è, lungo e intorno al Royal Mile ma anche nel suo Botanic Garden fiorito; ma Glasgow con quell’aria un po’ da metropoli europea moderna mi è pure piaciuta assai. A prescindere anche dall’affascinante School of Art di Rennie Mackintosh, a Donatella assai ben nota (passò da queste parti or è molt’anni) ma a me totalmente sconosciuta e perciò gradita sorpresa. Più la Willow Tea Room, per dire un’altra tra le Mackintoshate celebri della città. Nella quale ci sta pure, gratuito, omnicomprensivo e curioso, il Kelvingrove Art Gallery and Museum dove c’è di tutto di più, assolutamente da visitare se si passa da quelle parti. Altrettanto interessante, anche se meno “scottish” e piuttosto inglese nella storia e nell’aspetto, il complesso industriale-residenziale di New Lanark, che ora non vi spiego cos’è, andate a cercarlo e informatevi. È Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e se lo merita. L’amica Ersilia, ormai abituale compagna di viaggio estivo insieme all’amica Anna, diceva che essendo tutti noi membri del Club Unesco di Sanremo avremmo potuto presentarci all’ingresso come delegazione straniera in visita e magari ci avrebbero fatti entrare senza farci pagare il biglietto….

Paese che vai, pietanza che trovi… qui abbiamo trovato lo haggis, che a leggerlo sulla guida del TCI ti lascia perplesso invece è buono, saporito, magari non leggerissimo ma una volta ogni tanto…. Sarebbero interiora di pecora cucinate in ragù con cipolle, erbe e spezie e cotte dentro lo stomaco della pecora medesima… Quando l’abbiamo preso per provarlo (Ersilia per prima) io mi aspettavo che il cameriere portasse lo stomaco della povera bestia pieno di ‘ste frattaglie… invece è arrivata una terrina con il ragù e un contorno di purè di rape e di piselli…. Sarà stato per non turbare il sensibile animo dei turisti o davvero oggidì gli scozzesi non banchettano più aprendo gli stomaci dei loro ovini? Non saprei, comunque il piatto non era disgustevole all’occhio e risultava piacevolmente saporito al palato. Un esperimento riuscito, direi.

Lochness, lo abbiamo percorso da cima a fondo, ma il mostro…… nessuna traccia. Peccato…. Come lago comunque vale assai meno di tanti altri suoi colleghi meno celebri, rettilineo e regolare com’è, mica come gli altri tutti a seni e golfi… Però ha anch’esso un castello assai bellillo, Urquhart, molto ruderoso ma molto visitabile e visitato, giustamente, decisamente suggestivo.

Ça va sans dire che la scelta dei b&b operata da Donatella (4 b&b, per due notti cadauno. Edimburgo, Fort Augustus sul Lochness, Oban dove partono i traghetti per l’isola di Mull, infine Glasgow) è stata com’era ovvio che fosse, cioè azzeccatissima. Ho scritto alcune parole di lode nei loro confronti su Trip Advisor, che se lo meritano. Scritto anche per il delizioso The pig and the butterfly, ristorante di Glasgow con piacevole arredamento vintage, stoviglie spaiate (volutamente) e camerieri simpatici e collaborativi nella ricerca di un buon whisky single malt. La cameriera, giovane e bionda, era anche piuttosto carina, diciamolo… E nella sera della partita Italia-Irlanda tifava per l’Italia. Si vede che anche nelle Isole Britanniche – come da noi – preferiscono considerare simpatici chi sta lontano piuttosto che i vicini di campanile….

Certamente non posso riassumere tutti gli 8 giorni di Scozia in queste poche righe: altri luoghi abbiamo visitato, altri castelli, borghi e città, ma se continuo a scrivere vi stufate quindi smetto. Per la vacanza estiva dell’anno prossimo, a Dio piacendo, mi piacerebbe tornare in Polonia, Danzica, la costa baltica, i laghi Masuri… ma spero proprio di rimettere piede (e guida a sinistra) nella bella terra dei Pitti e degli Scoti, prima o poi.

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